sabato 16 marzo 2019

The day after (the #stikeforfuture)

The day after.

Ieri c'è stata la grande manifestazione globale per il clima. Fiumi di giovani di ogni nazionalità sono scesi in piazza per sensibilizzare l'opinione pubblica e chiedere ai governi di mettere in pratica atti volti ad arrestare il riscaldamento globale.
Le polemiche non sono mancate, a partire da quelle su Greta Thumberg, la giovane attivista svedese che ha avuto il merito, con la sua protesta iniziata nell'agosto 2018, di aver dato l'avvio alla manifestazione del mondo studentesco ma non solo, visto che ieri in piazza c'erano anche adulti.
Visto che è stato già detto tutto (chissà chi c'è dietro la ragazzina, è solo un'operazione di marketing, la madre ha scritto un libro, Greta è affetta dalla sindrome di Aspergen e da mutismo elettivo, ha un aspetto inquietante, è stata indottrinata, è uno strumento nelle mani dei liberisti che vogliono distrarre l'opinione pubblica e manovrare le politiche internazionali) eviterò di scrivere qualsiasi cosa su Greta, anche se una mia idea precisa su questa ragazza così ostinata anche a causa del suo profilo psicologico me la sono fatta e potrei parlarne per ore.
Preferisco raccontarvi la "mia" visione di questa manifestazione, che non è la prima marcia ecologista a cui partecipo. Del reso siamo più sinceri quando parliamo di noi stessi e del nostro mondo, e questa mattina voglio essere autentica.
Ieri mattina mi son svegliata... ed ero come al solito qui in Germania, in una terra straniera, in cui si parla un idioma che a mala pena capisco e neanche sempre, e che ancora non riesco a parlare se non per le piccole frasi di sopravvivenza.
Vedevo su Facebook le immagini delle prime persone che nelle varie città italiane si recavano alla manifestazione: Da Milano, da Palermo, da Roma ma anche dalla mia adorata Napoli, mentre la mia home si riempiva di immagini e video, il mio cuore si riempiva di nostalgia.
Poi subito dopo ho pensato di non andare al mio corso di tedesco e di recarmi davanti alla stazione di Wiesbaden, posto indicato per l'inizio del corteo  dello #stikeforfuture: questa manifestazione è stata indetta per lottare per la salvaguardia del pianeta Terra, e quindi che sia in Italia, Germania, Svezia (la terra di Greta) non fa differenza. Potevamo partecipare tutti.
Arrivata al sottopasso che conduce davanti alla stazione ho sentito una fisarmonica suonare. Le note erano quelle di  "O' sole mio" e ho voluto pensare che quella musica era un chiaro segno: la mia terra è ovunque.
E' proprio questa la maggiore forza di questa manifestazione, non combatte per una specifica zona, per un solo paese, ma per l'intero pianeta, perché appartiene a tutti. La sua buona riuscita è la migliore risposa ai sovranisti d'assalto: basta pensare ai confini, o ci salviamo tutti o non si salverà nessuno.
Il corteo era composto soprattutto di ragazzi, ma la partecipazione di intere famiglie era numerosa, i cartelli erano colorati, a volte ironici, a volte a tenerli tra le mani erano bambini accompagnati dai genitori.
Gli slogan urlati in tedesco venivano accompagnati da salti. Ho inviato un piccolo video da me realizzato a un'amica napoletana che mi ha risposto: "Che bello, sembrano di Forcella".(guarda qui) Eh si, i giovani sono giovani in tutto il mondo alla stessa maniera.

Mi hanno dato un volantino, in grassetto vi era scritto: Il capitalismo è un errore, pensare a uno sviluppo sostenibile è la cosa giusta.
Eh si, perché una manifestazione ambientalista è senza alcun dubbio anticapitalista. E' stato proprio l'anteporre i guadagni al benessere del pianeta (e quindi della razza umana) a ridurre la nostra terra allo stremo.
Partecipare alla manifestazione in un paese che non è il mio ma che è ormai la mia seconda casa ha dato modo a quest'anima divisa in due di ricomporsi temporaneamente, di vivere un momento di comunione con i suoi simili, e poco importa, anzi importa niente, quale lingua parlassero o di che colore fossero.

Per continuare le polemiche sulla manifestazione di ieri, sono comparse alcune intervista a ragazzi che sembravano capitati lì per caso, come se non fosse fisiologico che una piccola parte di studenti da sempre si rechi alla manifestazione ignorandone il significato, giusto per saltare la scuola. Mostrare le immagini di quei 3 o 4 ragazzi piuttosto che quelle di centinaia di migliaia di giovani consapevoli di cosa stavano facendo tenta di sminuire quel bel fiume umano che ieri ha abbracciato tutto il pianeta.

Una cosa interessante l'ha fatta ieri il programma Propaganda Live: nello stesso giorno della manifestazione ha mostrato ai telespettatori un servizio su Taranto che a dir poco ho trovato allucinante. L'ex Ilva (che ora ha un altro nome ma che la gente continua a chiamare così) è ancora lì, continua ad offrire un mix letale di lavoro e morte, le interviste ai tarantini sono difficili persino da sentire, tanta è la loro rabbia, mista al dolore e alla rassegnazione di chi non può scegliere.
Ecco, è sull'abbattere questa necessità di scegliere tra lavoro e morte che bisognerà concentrare le nostre forze, e non sulle teorie complottiste su Greta Thumberg.
E' sulla necessità di non trasformare la manifestazione di ieri in un atto sporadico e goliardico che dovremmo mettere la nostra energia.
I governi di tutto il mondo dovrebbero prendere atto dell'allarmante situazione: per molti scienziati abbiamo solo 11 anni per invertire il senso di marcia, dopo di che il processo di surriscaldamento globale sarà irreversibile.

 Vogliamo mica continuare a bruciare tutti come polli arrosto? Vogliamo mica vedere ancora gente morire di lavoro come a Taranto? Vogliamo mica assistere alla morte per cancro di altri bambini della Terra dei fuochi?
Se c'è una lezione che dobbiamo apprendere da Greta è proprio quella della tenacia, della "fissazione". La salvaguardia dell'ambiente dovrà diventare il primo pensiero per ognuno di noi. Undici anni sono pochi, pochissimi, e oggi abbiamo un giorno meno di ieri.