domenica 2 giugno 2019

2 giugno senza sole

Quest'anno il 2 giugno e` caduto di domenica,  così questo anniversario e` passato un po` inosservato.

Oggi e` la festa della nostra Repubblica, nel 1946 gli italiani decisero di smettere di essere una monarchia e di darsi un assetto democratico, dopo un terribile ventennio di dittatura, e ogni anno noi lo celebriamo, ma non tutti allo stesso modo.

Ad esempio Salvini oggi si dice orgoglioso dell'Italia, ma qualcuno ha ripescato un post su FB di qualche anno fa in cui egli stesso dice di non aver nulla da festeggiare. Oggi poi fa anche polemica con Roberto Fico, che pure i destinatari dei loro pensieri non sono gli stessi, per uno gli ultimi, rom e rifugiati, per l'altro gli italiani... come se poi molti rom non lo fossero.
Il 2 giugno e` di tutti. Pure mio che per un cambio di programma familiare mi ritrovo ad avere madre e figli in casa a pranzo col frigorifero vuoto. Dovro` fare la spesa di domenica, cosa che detesto, anche quando non coincide con 2 giugno.

Cosi`snobbo il supermercato vicino casa e mi dirigo verso via Argine, tra Barra e Ponticelli così, penso, faccio un salto alla Wirpool, quella che alcuni chiamano ancora Ignis, dove un mio caro zio defunto da anni ha lavorato tutta la sua vita, strappata via da un brutto male.
Ho voglia di dare un senso a questa festa, che dopo il risultato delle elezioni europee io un senso non lo trovo più.

Scendo dall'auto, e quando dico che gli porto la mia solidarietà gli operai mi fanno un applauso che mi imbarazza. Chiedo cosa posso fare per loro, mi chiedono di parlarne, si sentono invisibili. Un ragazzo giovanissimo mi racconta della sua azienda, la Petra, che fa manutenzione per la Wirpool e quindi chiuderà. Un altro operaio più anziano lucidissimo e disincantato mi racconta dei politici passati, dell'incontro fissato con Di Maio per martedì, senza mostrare nessuna fiducia per il proprio futuro. "L'Italia e` un paese che muore, nessuno vuole investire qui, troppa burocrazia, troppe tasse, e poi parliamoci chiaro, in Polonia il lavoro costa meno e a nessuno conviene restare qui. Se questa fabbrica non chiude ora chiuderà tra un anno e mezzo, noi non abbiamo speranza". Tra operai interni e quelli dell'indotto si tratta di circa 1500 dipendenti, e io penso che ognuno ha un nome che non conosciamo, una storia personale, mille speranze. Speranze che si scontrano con il libero mercato e cadono giu` frantumate come specchi in mille pezzi.

Chiedo il permesso di fare foto, loro ne sono contenti, dicono che tutti dovremmo parlare di loro, parlare e mostrare. Hanno bisogno di visibilità, si sentono invisibili.
Mi offro di portare del caffè, mi dicono che dentro hanno i distributori, mi sento un po` scema, saluto e vado via, verso il centro commerciale ubicato li` vicino.

Anche li` c'e` stata una chiusura e riapertura, e` cambiata la gestione, chissa` se tutti hanno salvato il loro posto di lavoro. Ho fatto abbastanza tardi. L'unica e` andare al banco gastronomia, e prendere qualche contorno pronto, la mattinata sta per terminare e l'orario del pranzo con ospiti si avvicina. Al banco mi serve una giovane donna, che si lamenta del caldo, parliamo del clima un po` pazzo, le dico che ero uscita col giaccone ma che poi era uscito il sole e che al sole faceva caldo.
Lei a un tratto mi chiede: "Ma fuori ora c'e` ancora il sole?" E io realizzo in un attimo che nel centro commerciale non ci sono finestre, la luce e` artificiale e l'aria condizionata decide la temperatura.

Oggi e` il 2 giugno, la festa della Repubblica fondata sul lavoro.
Sul lavoro, maledizione.

Quello che gli operai della Wirpool si stanno vedendo sottrarre, quello che impedisce la ragazza del banco gastronomia di vedere il sole anche se e` domenica, anche se e` la festa della Repubblica.
Voi politici continuate a fare polemiche sui social, mi raccomando.


sabato 16 marzo 2019

The day after (the #stikeforfuture)

The day after.

Ieri c'è stata la grande manifestazione globale per il clima. Fiumi di giovani di ogni nazionalità sono scesi in piazza per sensibilizzare l'opinione pubblica e chiedere ai governi di mettere in pratica atti volti ad arrestare il riscaldamento globale.
Le polemiche non sono mancate, a partire da quelle su Greta Thumberg, la giovane attivista svedese che ha avuto il merito, con la sua protesta iniziata nell'agosto 2018, di aver dato l'avvio alla manifestazione del mondo studentesco ma non solo, visto che ieri in piazza c'erano anche adulti.
Visto che è stato già detto tutto (chissà chi c'è dietro la ragazzina, è solo un'operazione di marketing, la madre ha scritto un libro, Greta è affetta dalla sindrome di Aspergen e da mutismo elettivo, ha un aspetto inquietante, è stata indottrinata, è uno strumento nelle mani dei liberisti che vogliono distrarre l'opinione pubblica e manovrare le politiche internazionali) eviterò di scrivere qualsiasi cosa su Greta, anche se una mia idea precisa su questa ragazza così ostinata anche a causa del suo profilo psicologico me la sono fatta e potrei parlarne per ore.
Preferisco raccontarvi la "mia" visione di questa manifestazione, che non è la prima marcia ecologista a cui partecipo. Del reso siamo più sinceri quando parliamo di noi stessi e del nostro mondo, e questa mattina voglio essere autentica.
Ieri mattina mi son svegliata... ed ero come al solito qui in Germania, in una terra straniera, in cui si parla un idioma che a mala pena capisco e neanche sempre, e che ancora non riesco a parlare se non per le piccole frasi di sopravvivenza.
Vedevo su Facebook le immagini delle prime persone che nelle varie città italiane si recavano alla manifestazione: Da Milano, da Palermo, da Roma ma anche dalla mia adorata Napoli, mentre la mia home si riempiva di immagini e video, il mio cuore si riempiva di nostalgia.
Poi subito dopo ho pensato di non andare al mio corso di tedesco e di recarmi davanti alla stazione di Wiesbaden, posto indicato per l'inizio del corteo  dello #stikeforfuture: questa manifestazione è stata indetta per lottare per la salvaguardia del pianeta Terra, e quindi che sia in Italia, Germania, Svezia (la terra di Greta) non fa differenza. Potevamo partecipare tutti.
Arrivata al sottopasso che conduce davanti alla stazione ho sentito una fisarmonica suonare. Le note erano quelle di  "O' sole mio" e ho voluto pensare che quella musica era un chiaro segno: la mia terra è ovunque.
E' proprio questa la maggiore forza di questa manifestazione, non combatte per una specifica zona, per un solo paese, ma per l'intero pianeta, perché appartiene a tutti. La sua buona riuscita è la migliore risposa ai sovranisti d'assalto: basta pensare ai confini, o ci salviamo tutti o non si salverà nessuno.
Il corteo era composto soprattutto di ragazzi, ma la partecipazione di intere famiglie era numerosa, i cartelli erano colorati, a volte ironici, a volte a tenerli tra le mani erano bambini accompagnati dai genitori.
Gli slogan urlati in tedesco venivano accompagnati da salti. Ho inviato un piccolo video da me realizzato a un'amica napoletana che mi ha risposto: "Che bello, sembrano di Forcella".(guarda qui) Eh si, i giovani sono giovani in tutto il mondo alla stessa maniera.

Mi hanno dato un volantino, in grassetto vi era scritto: Il capitalismo è un errore, pensare a uno sviluppo sostenibile è la cosa giusta.
Eh si, perché una manifestazione ambientalista è senza alcun dubbio anticapitalista. E' stato proprio l'anteporre i guadagni al benessere del pianeta (e quindi della razza umana) a ridurre la nostra terra allo stremo.
Partecipare alla manifestazione in un paese che non è il mio ma che è ormai la mia seconda casa ha dato modo a quest'anima divisa in due di ricomporsi temporaneamente, di vivere un momento di comunione con i suoi simili, e poco importa, anzi importa niente, quale lingua parlassero o di che colore fossero.

Per continuare le polemiche sulla manifestazione di ieri, sono comparse alcune intervista a ragazzi che sembravano capitati lì per caso, come se non fosse fisiologico che una piccola parte di studenti da sempre si rechi alla manifestazione ignorandone il significato, giusto per saltare la scuola. Mostrare le immagini di quei 3 o 4 ragazzi piuttosto che quelle di centinaia di migliaia di giovani consapevoli di cosa stavano facendo tenta di sminuire quel bel fiume umano che ieri ha abbracciato tutto il pianeta.

Una cosa interessante l'ha fatta ieri il programma Propaganda Live: nello stesso giorno della manifestazione ha mostrato ai telespettatori un servizio su Taranto che a dir poco ho trovato allucinante. L'ex Ilva (che ora ha un altro nome ma che la gente continua a chiamare così) è ancora lì, continua ad offrire un mix letale di lavoro e morte, le interviste ai tarantini sono difficili persino da sentire, tanta è la loro rabbia, mista al dolore e alla rassegnazione di chi non può scegliere.
Ecco, è sull'abbattere questa necessità di scegliere tra lavoro e morte che bisognerà concentrare le nostre forze, e non sulle teorie complottiste su Greta Thumberg.
E' sulla necessità di non trasformare la manifestazione di ieri in un atto sporadico e goliardico che dovremmo mettere la nostra energia.
I governi di tutto il mondo dovrebbero prendere atto dell'allarmante situazione: per molti scienziati abbiamo solo 11 anni per invertire il senso di marcia, dopo di che il processo di surriscaldamento globale sarà irreversibile.

 Vogliamo mica continuare a bruciare tutti come polli arrosto? Vogliamo mica vedere ancora gente morire di lavoro come a Taranto? Vogliamo mica assistere alla morte per cancro di altri bambini della Terra dei fuochi?
Se c'è una lezione che dobbiamo apprendere da Greta è proprio quella della tenacia, della "fissazione". La salvaguardia dell'ambiente dovrà diventare il primo pensiero per ognuno di noi. Undici anni sono pochi, pochissimi, e oggi abbiamo un giorno meno di ieri.



domenica 10 febbraio 2019

Correre col cuore di latta per fare soldi e comprarci una Rolls Royce...

Tutti parlano del festival ma nessuno dice che...
Il Festival di Sanremo, snobbato da molti intellettuali, ha sempre rappresentato per me una vetrina privilegiata per osservare fenomeni di costume e tendenze della nostra società, perché alla fine la canzone italiana ci parla, con sottofondo musicale, del nostro paese.
La scommessa di Baglioni è stata quella di aver inserito in gara un bel numero di giovani, di volti che non erano noti ai soliti frequentatori del festival, e a giudicare dal podio la scommessa l'ha vinta. L'età media dei primi classificati è davvero bassa.
Visto che sulla vittoria di Mahmood e sulle sue origini egiziane le polemiche sono già state fatte tutte, mi vorrei soffermare sull'argomento del testo della sua canzone, e del filo rosso che unisce la quasi totalità dei testi delle canzoni di quest'anno.
Se prima al centro della musica italiana c'era l'amore, la coppia, oggi ai rapporti amorosi resta uno spazio più ridotto. Il testo di buona parte dei pezzi parla del conflitto generazionale, dei rapporti familiari, e questo un significato ce lo avrà di sicuro.
Il padre della canzone vincitrice è un padre assente, che non riesce ad assolvere al suo compito, che non è un esempio valido per il figlio, che perde la dignità e l'orgoglio e genera sofferenza, e un grosso vuoto. Qualcuno potrebbe dire che il conflitto tra padre e figlio in questo caso è anche uno scontro tra culture, ma questa è una falsa lettura, perché non è in discussione il mondo musulmano, ma i cattivi esempi, da qualsiasi cultura provengano.
Il padre della canzone di Irama, ad esempio, non è certo straniero, eppure è violento, "La ragazza con il cuore di latta" si porta come un macigno addosso una storia fatta di lividi e alcolismo.
Il ragazzo sedicenne della canzone di Daniele Silvestri si sente prigioniero della scuola, e pensa alla sua famiglia come "ai domiciliari". La canzone denuncia la difficoltà di comunicazione tra adulti e giovani, del tentativo di incasellare con le conseguenti sofferenze qualsiasi forma di "Argento vivo".
La canzone è un vero grido di dolore, è una denuncia forte, e sarebbe davvero un peccato mortale non coglierne il senso.
Anche in altre canzoni si parla di rapporti familiari, e gli unici positivi sono quelli che solcano la cifra della nostalgia, come nella canzone di Ultimo, votatissimo dal pubblico, che rimpiange chi non c'è più, forse una madre avvertita prima come rompipalle e di cui ora il protagonista sente la mancanza. Anche Paola Turci riscopre il padre nel momento in cui lui sta morendo, e la dedica al nonno di Nigiotti è struggente, e si muove nel passato, nella scia di quello che non c'è più.
A sancire di più il fil rouge che unisce le canzoni di quest'anno c'è poi l'intensa partecipazione di Anastasio, anche lui giovanissimo, vincitore di X Factor, che come già nel talent denuncia con il suo testo questa difficoltà a "correre" che la società impone ai giovani. La società dei valori retorici e tradizionali è stata ben rappresentata infine dal Volo, che si beccano il terzo posto lasciandosi alle spalle canzoni molto meno inutili della loro.
Ora veniamo a me, e alle mie emozioni. Queste canzoni mi portano riflessioni un po' scomode, e dolorose. Nel gioco delle parti io sono costretta a stare dall'altro lato, nel mondo degli adulti, eppure sento in me tanta empatia per questo disagio giovanile, e avverto come un male necessario il darmi addosso dei miei figli, per cui io rappresento mio malgrado il nemico. Eppure in qualche momento anche io percepisco la scuola come una prigione in cui sono reclusa da 50 anni, eppure non riesco a comunicare ai ragazzi che io sono dalla loro stessa parte. Questa società in cui contano solo i Soldi, Soldi, (clap clap), che ci fa vivere come miti una diva platinata che piange in Rolls Royce, o una cantante di 27 anni che si sfonda di alcool e droghe (vedi testo della canzone di Achille Lauro, manifesto di una vita spericolata 2.0) in fondo ci ha reso tutti fragili, tutti intenti a correre per fare soldi e vivere con un cuore di latta. Come potremmo farglielo capire? Come potremmo ridefinire la famiglia con contorni più umani e meno anacronistici?
Quello che invece quest'anno è davvero mancato, è uno spazio femminile, solo 6 donne in gara, nessuna sul podio, dove l'unica papabile era una stella del rock di 68 anni vicina alla quota 100. Davvero non c'è nessuna ragazza in Italia che non sappia raccontare rappando il nostro mondo, che è ancora più complicato di quello di chi nasce maschio?
Ma siccome in fondo sono sole canzonette mi concentrerei infine sull'interrogativo irrisolto: cosa c'era nella borsetta della Bertè? Nessuno ne parla...


sabato 15 dicembre 2018

FACCIO IL TIFO PER L'ASTEROIDE (e anche per Anastasio e per il Napoli)

FACCIO IL TIFO PER L'ASTEROIDE  
(e anche per Anastasio e per il Napoli) 


Torno a scrivere dopo molti mesi, e lo faccio per un'emergenza creativa, per mettere nero su bianco alcuni pensieri e ritrovarne il filo logico. 
Scrivo dunque per me e non per gli altri, anche se non nascondo che l'idea che un mio scritto possa far nascere una riflessione solletica il mio ego.
Per una volta non vorrei scrivere di politica, o di fatti di cronaca, ma vorrei scrivere di musica, e di come questa possa suscitare emozioni diverse. C'è una musicalità anche nelle parole, ed è per questo che gli uomini accompagnano le melodie e i ritmi con i testi. Testi d'amore, impegnati, messaggi profondi, evasioni estive. 
Così nascono canzoni poetiche che ci accompagnano una vita e sopravvivono a chi le ha scritte, che ci fanno riflettere su amori perduti o su cieli sempre più blu, o che durano una sola stagione e ci martellano fino alla nausea per qualche mese e mai più, fiumi di parole gettate in un mare d'oblio. 
Il casus belli che mi ha fatto nascere l'urgenza grafologica è la ribalta conquistata da un ragazzo vincitore di un talent, X Factor, il ventunenne Anastasio, che mi ritrovo a difendere da qualche giorno sui  social, quasi lo conoscessi, come se fosse un mio amico, o un nipote, o addirittura un figlio. 
Si, perché le mie difese a qualcuno sono sembrate molto, troppo appassionate, e devo riconoscere che anche se non l'ho mai incontrato di persona questo ragazzo ha per me un'aria familiare, perché ai miei figli somiglia, come somiglia a molti altri ragazzi di oggi, che ho conosciuto. 
Ha negli occhi qualcosa che non lascia indifferenti, ha una rabbia mista a un'aria di sufficienza, a tratti strafottenza, saccenza, finta sicurezza, arroganza, che a volte ho letto nello sguardo dei miei figli.
Due giorni fa in molti lo lodavano, il pubblico del televoto lo ha decretato vincitore, mentre sui social era già cominciata una campagna denigratoria, a partire da una rivista minore che ha sbirciato nel suo profilo FB mettendo in luce i suoi like a Casapound e a Salvini, fino a rimbalzare sui grandi giornali. Tutti hanno fatto un articolo sulle presunte preferenze politiche, e sulle sue dichiarazioni post vincita, in cui si dichiara libero pensatore.
Persino la pagina Sarrismo e Rivoluzione che prima lo aveva acclamato per la sua canzone "Come Maurizio Sarri" ora lo sconfessa. 
Intanto la destra prova ad accaparrarsi l'idolo, Casapound lo condivide, e lui dichiara che la cosa gli ha fatto girare un po' le palle.
Si, in effetti tutta questa polemica le sta facendo girare un po' anche a me, e per diversi motivi.
Non si era ancora sedata la polemica sul concerto di Sfera Ebbasta finito in tragedia dove il popolo del web ha decretato che i test del trapper erano concausa della morte dei ragazzi, e che i genitori italiani che hanno permesso ai figli di andare in quella discoteca sono dei pessimi genitori e meritavano di vedere morire i loro pargoli anche solo per avergli permesso di ascoltare pessima musica, che di polemica ne arriva un'altra. 
Un altro motivo che mi fa trovare la faccenda irritante è che il like a Salvini ce l'ho anche io, come ho il like a Berlusconi, a Di Maio, a Di Battista e alla Meloni. Ho il like a un sacco di politici che non mi sognerei mai di votare, e quando l'ho fatto presente qualcuno mi ha detto che per restare informata bastava mettere il "segui" e non il like. Oh, guarda... non ci avevo pensato.
Il fatto è che io non volevo mettere il segui, ma proprio il like, e li ho messi dovunque: l'ho  fatto quando ho riflettuto su alcune notizie sull'utilizzo dei social per influenzare il voto politico. 
Non voglio essere tracciabile. Non voglio dare informazioni sulle mie preferenze, informazioni preziose per qualcuno, e dargliele  anche gratis. 
Sicuramente Anastasio nel mettere i suoi like avrà fatto un ragionamento diverso dal mio, può darsi che a lui Casapound piaccia veramente, o forse no, ma questo non giustifica né il linciaggio della sinistra, né la strumentalizzazione della destra. 
In tutto questo agitare le acque delle polemiche sui social, si perdono pezzi importanti che, secondo il mio parere,  sono soprattutto due.
Il primo è il bellissimo testo del pezzo inedito con cui Anastasio ha vinto il talent, che parla del disagio giovanile come difficilmente hanno saputo fare le canzoni, che ci fornisce una chiave di lettura per capire i giovani, sempre che noi i giovani vogliamo davvero capirli, perché il primo passo per capirli sarebbe quello di ascoltarli invece di giudicarli. 
Il secondo è che Anastasio nelle dichiarazioni di ventunenne un po' meravigliato dal clamore e dal successo raggiunto, ha dichiarato di avere votato scheda bianca, e quindi implicitamente ha detto di non fidarsi minimamente di nessuno tanto da dargli la sua fiducia di elettore. I giovani che non si fidano della politica. Che non votano. Che votano scheda bianca. I giovani che si sono sentiti traditi dalla politica. Che non si sentono "né di destra né di sinistra". Un messaggio chiaro su cui riflettere Anastasio in fondo ce l'ha dato. 
Nonostante questo ognuno prova a strumentalizzare le sue parole, e mentre la sinistra lo mette al bando per due like su FB, la destra prova ad accaparrarselo per farne una sua icona. 
Eppure il testo della sua LA FINE DEL MONDO lui lo dice chiaramente: 



Non mi rompete il cazzo con 'sta fretta di decidersi, 


lasciatemi, non fatemi alzare dal letto 

Scendetemi di dosso con 'sta fretta di decidersi voi, voi non fatemi alzare dal letto. 



Voi non solo non gli siete "scesi di dosso". espressione italianizzata del molto partenopeo "scinneme a cuollo" molto popolare nello slang dei ragazzi napoletani, no, voi non solo vi siete aggrappati addosso, ma avete pure provato a trascinarlo ognuno dalla propria parte. La libertà di cui tanto parlate, a cui avrebbe diritto un artista, ve la siete dimenticata, perché su ogni cosa con cui entrate a contatto voi sentite il bisogno di mettere un'etichetta, e magari anche un prezzo. 

Mi torna prepotente in mente l'immagine della sua canzone, in cui ipotizza una fine del mondo ad opera di un asteroide guidato da lui stesso, che distrugge tutto, dalla Cappella Sistina alle persone dalle facce spente, come se non vi fosse possibilità di salvezza oltre la distruzione totale. A giudicare da quanto ho letto, mi verrebbe quasi da dargli ragione. So che non mi leggerà, e non credo gli possa interessare il mio anziano pensiero, ma mi verrebbe da dirgli: "Caro Anastasio, se un giorno deciderai davvero di andare a prendere l'asteroide per distruggere il mondo, fammelo sapere. Potrei sempre darti le chiavi della mia macchina e continuare a fare il tifo per te da casa mia."





lunedì 2 aprile 2018

Quando lavorare uccide

Ieri era Pasqua, il giorno della Resurrezione di Cristo, e per chi è credente un giorno di giubilo e di festa. Anche quest'anno, benché capitasse il primo di Aprile, Gesù Cristo non ci ha fatto scherzi, ha abbandonato il suo sepolcro, e il suo corpo, che credevamo mortale, è risorto a nuova vita. 
Per festeggiarlo qualcuno si è recato a messa, qualcuno no, ma quasi tutti, praticanti e non, hanno onorato la Pasqua del Signore davanti a tavole imbandite, con piatti tradizionali, dolci tipici, e uova di cioccolato con sorpresa. 
Non per tutti però è stata una giornata di festa, c'è chi ha dovuto lavorare. C'è chi ha scelto o gli è capitato di fare uno di quei lavori per cui non ti puoi riposare neanche nei giorni di festa. Penso ai medici ospedalieri, agli infermieri, alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, e a tante altre categorie che nelle domeniche e negli altri giorni festivi sono costretti a fare i turni. Lo stesso dicasi per i lavoratori del settore ristorazione e del turismo. Per loro le domeniche e gli altri giorni rossi sul calendario, sono giorni in cui si lavora più che nei feriali. 
Da qualche anno c'è poi una grande polemica in Italia sui centri commerciali. In nome di un'altra religione, quella dell'economia, pare che non ci si debba fermare nemmeno nei giorni di Pasqua, e di Pasquetta. La gente non può fare a meno di comprare, neanche in quei giorni, perché il consumismo va difeso, incentivato, incrementato. Se i centri commerciali sono chiusi dove si fa la spesa nei giorni festivi, e come si può sopravvivere senza fare shopping, visto che gli altri giorni non abbiamo il tempo? E soprattutto se non ci sono megastore aperti la domenica dove andiamo? 
Da quando vivo qui in Germania ho riscoperto invece che con i negozi chiusi la domenica si sopravvive benissimo, e il tempo lo si può passare andando al parco, a passeggio, o stando in famiglia. 
Perché che tu sia un lavoratore o un cliente della domenica, è la famiglia che paga per questa mancanza di tempo, ne risentono sempre i rapporti umani, e  a questa mancanza di tempo a volte si cerca di recuperare come si può. 
Ieri però, proprio nel giorno di Pasqua, due lavoratori a casa non ci sono tornati più. Lavoravano in un'azienda di mangime, a Treviglio, in provincia di Bergamo. Sulle prime ci si è chiesti cosa ci facessero in azienda anche il giorno di Pasqua. Qualcuno poi avrebbe detto che ci si sono recati per un'emergenza, pare che gli abitanti della zona sentissero un cattivo odore. Probabilmente l'allerta andava gestita in altro modo, visto che l'esplosione di un'autoclave si è portata via la vita di due padri di famiglia. Questo è stato purtroppo il terzo episodio in pochi giorni, dopo gli incidenti di Livorno in cui hanno perso la vita due operai, e quello di Bologna in cui è morto un cinquantaseienne che lavorava alla linea elettrica ferroviaria. Una vera settimana di passione, per questi lavoratori che purtroppo non risorgeranno. Le chiamano morti bianche, e le vittime sono state oltre 13mila negli ultimi 10 anni e se date un'occhiata a questo blog vi accorgerete che è una vera e propria strage, che meriterebbe più attenzione. 
Mentre alla radio si sente spesso la canzone de "Lo Stato Sociale" che si interroga sul "vivere per lavorare, o lavorare per vivere", varrebbe la pena di fare una riflessione sulla sicurezza sul lavoro, perché nel 2018, non si dovrebbe "lavorare per morire", cosa che tuttavia accade davvero troppo spesso. 


giovedì 29 marzo 2018

LA PASTIERA NAPOLETANA

Quando sei napoletana fino al midollo, e arrivano le feste comandate, è difficile rinunciare alle tradizioni, nemmeno se ti trovi nel cuore della Germania. Come si fa a rinunciare al profumo di fiori d'arancio che dai forni di tutte le case napoletane invade l'intera provincia? Senza una fetta di pastiera non è Pasqua per noi, così come non ci può essere scampagnata senza un casatiello, un tortano o per lo meno una pizza chiena (ripiena).
Così mi sono messa alla ricerca degli ingredienti giusti per poter rispettare la mia tradizione culinaria, cominciando da quelli per la pastiera, non è stato semplicissimo ma ce l'ho fatta, anche grazie alla presenza qui di un supermercato italiano dove ho trovato il grano, l'aroma di mille fiori e la ricotta di pecora.
La pastiera, per chi non lo sapesse, si compone da una pasta frolla e da un ripieno, come se fosse una crostata ma molto più alta, con sopra le classiche strisce di frolla incrociate a formare losanghe.
Visto che qualche amica "forestiera" mi ha chiesto la ricetta, ve la riporto qui, sperando che vi sia di aiuto.

INGREDIENTI PER LA PASTA FROLLA:
350 gr. DI FARINA 00
150 gr.  DI BURRO
150 gr.  DI ZUCCHERO
LA BUCCIA DI MEZZO LIMONE NON TRATTATO GRATTUGGIATA
UN PIZZICO DI SALE
2 O 3 UOVA (DIPENDE DALLA GRANDEZZA)

mescolate tutti gli ingredienti, ottenete un panetto e mettetelo a riposare in frigo, in una bustina monouso di plastica per alimenti o in uno straccio umido.


INGREDIENTI PER IL RIPIENO:
1/2 KG DI RICOTTA DI PECORA O DI BUFALA
350 gr. DI ZUCCHERO
5 UOVA
UNA BUSTINA DI ZUCCHERO E VANILLINA
UN BARATTOLO DI GRANO PER PASTIERA
200 ML DI LATTE
SCORZA DI LIMONE NON TRATTATO
UNA NOCE DI BURRO O DI STRUTTO
UNA FIALETTA DI ACQUA DI MILLEFIORI
CEDRO CANDITO TAGLIATO A CUBETTI
UN BICCHIERINO DI LIQUORE STREGA O LIMONCELLO
UN PIZZICO DI CANNELLA (FACOLTATIVO)


Come prima cosa mettete in una pentola il grano, il latte, la buccia del limone, un pizzico di sale, e portate ad ebollizione continuando a girare, e cuocere fino a quando il tutto non avrà l'aspetto di una crema densa.





In una ciotola larga lavorate la ricotta e lo zucchero, aggiungete gli altri ingredienti a partire dalle uova (una per volta) e continuare a mescolare.







 In ultimo aggiungete il grano privato dalla scorza di limone e raffreddato.


Stendere su una spianatoia la pasta frolla, foderateci uno stampo tondo di allumino o di materiale antiaderente precedentemente unto e infarinato.






Versateci all'interno il ripieno, e completate aggiungendo strisce di pasta frolla incrociate.

Cuocere in forno statico a 160/180° per circa 2 ore. La pastiera è cotta quando la pasta frolla è di colore dorato, e il ripieno di colore bruno.

Ora l'impresa è resistere e non mangiarla prima che si raffreddi. Prima di servirla, spolveratela con zucchero a velo.
Buon appetito e Buona Pasqua.



giovedì 15 marzo 2018

NON E` UN PAESE PER DONNE

Leggevo proprio stamattina un articolo che spiegava bene come, a causa di una legge elettorale che consentiva diversi stratagemmi, unitamente alle scelte delle segreterie, nonostante le candidature che dovevano rispettare le quote dal 40% al 60% per ognuno dei due generi, questo parlamento avra` solo un terzo della rappresentanza al femminile, che già per l'Italia e` un passo avanti. Le cose peggiori le hanno fatte a sinistra, tra PD e LeU, infatti sono in questi due partiti che le donne sono in netta minoranza. 
Ma non e` solo questo. In campagna elettorale abbiamo sentito diversi slogan a favore della parità delle donne, che in Italia sono meno occupate, in posti di minore responsabilità, e meno pagate.
Anche gli annunci di lavoro spesso fanno rabbrividire, farebbero rabbrividire almeno se pubblicate in un altro paese. Qui ci siamo troppo abituati. Persino i siparietti sanremesi contro la violenza sulle donne hanno di fatto riproposto vecchi stereotipi. Le attrici che hanno denunciato le molestie a sfondo sessuale in tutto il mondo, qui le abbiamo trattate un po' peggio che altrove.
Della politica gia` dicevamo, poca presenza in Parlamento, leader al femminile non pervenute. Anche nel Movimento 5 stelle che ha il pregio di non aver utilizzato strategie (leggi questo articolo per saperne di più ) che avrebbero portato più uomini a Montecitorio e a Palazzo Madama, in realtà ha le figure più carismatiche tutte maschili. 
Una pensa che non tutto e` perduto, e che magari una Michelle Obama possa spuntare anche in Italia, e da moglie, da compagna di qualche politico di spicco, possa ridarci quella speranza di emancipazione. 
Oltretutto uno dei vincitori di queste elezioni e` Matteo Salvini, che da qualche tempo si accompagna alla bella Elisa Isoardi, conduttrice in TV. Una donna che ha dunque una sua carriera, che non ha bisogno di un compagno potente. E invece no. La Isoardi rilascia un'intervista su Oggi in stile angelo del focolare. Siccome il peggio non e` mai morto, il quotidiano Libero rilancia uno stralcio dell'intervista mettendoci di suo: 
"Sono orgogliosa di Matteo, per amor suo resterò nell'ombra". Questo il titolone di Oggi che intervista Elisa Isoardi, la fidanzata di Matteo Salvini. "La prima intervista da First Lady", così scrivono dopo il risultato elettorale che ha premiato il leader della Lega. "La donna per quanto in vista deve dare luce al suo uomo, e la luce si dà arretrando", dice la conduttrice Rai, che dimostra con le sue parole di essere una donna di sani principi. Come ce ne sono ormai poche.(qui il link )

Dimostra di essere una donna di sani principi! 

Arretrando!

 Dando luce al suo uomo!

Non avevo mai pensato che la Isoardi potesse essere un baluardo del femminismo nostrano, ma che fosse disponibile a mantenere un lanternino per illuminare il suo Matteo neanche me lo aspettavo. Ritenendo oltretutto che per illuminare il suo fidanzato non basterebbero neanche i riflettori di tutta Hollywood, visto l'oscurantismo che pervade lui e gli altri esponenti del suo partito.  
Perche` Salvini ha appena traghettato in Senato il creatore del family day, Simone Pillon, che ha subito deciso di farsi notare cominciando la caccia alle streghe (giuro, non e` una notizia di Lercio, leggi qui).
Aspettavamo questa nuova legislatura per vedere leggi più efficaci per tutelare le donne, visti tutti i casi di violenza domestica e femminicidi  ma mi sa che l'attesa non porterà buone notizie.