sabato 11 novembre 2017

Riflessioni sulla scuola nell'ambito del percorso "Brancaccio"

Il 10 novembre si e` tenuta a Napoli un'assemblea territoriale compresa nel percorso "Cento piazze per il programma" iniziato al teatro Brancaccio a Roma qualche mese prima. Il gruppo scuola a cui ho partecipato ha elaborato un documento di cui il mio intervento di ieri, a causa del poco tempo (5 minuti) non ho potuto esporre interamente.
Per chi fosse interessato lo riporto qui:  




Gli ultimi due anni per chi vive nella scuola sono stati estremamente difficili. Nessuna delle azioni di lotta intraprese, a cominciare dallo sciopero del 5 maggio con partecipazione da record, a ogni flash mob, presidio, sciopero della fame, e` servito a fare ascoltare il parere degli addetti ai lavori della scuola su un disegno di legge diventato legge nel luglio 2015 che ha poi mostrato in questi due anni tutte le criticita` che avevamo ben visto, e anche di piu`. In questi due anni molti precari che dovevano essere stabilizzati gia` da sentenza della corte europea hanno dovuto prendere la valigia e abbandonare le famiglie, docenti di ruolo sono finiti per aver dovuto chiedere il trasferimento a fare i potenziatori, pur avendo alle spalle anni di esperienza di ruolo. Ma non e` solo questo. La rivendicazione contro la 107 non e` una rivendicazione professionale, perche` la scuola non e` solo degli insegnanti. A scuola, da genitori, da alunni o da docenti, ci entriamo tutti e a volte rivestendo piu` ruoli contemporaneamente, e per questo riguarda ognuno di noi. La nostra difesa della scuola e` una difesa alla costituzione, ed e` per questo che la maggior parte degli insegnanti ha proseguito a manifestare il proprio dissenso gettandosi a capofitto nella campagna referendaria del dicembre scorso.
Nel gruppo di lavoro dedicato alla scuola la prima cosa che e` venuta fuori e` la necessita` che un programma di governo deve necessariamente perdere le ambiguita`. Dovra` essere scritto a caratteri cubitali che chi si candida ad essere alternativa deve abolire la 107, abolire la cosiddetta buona scuola che noi conosciamo come pessima, nei risultati reali.
Ma dire che si vuole abolire la 107 non basta, o resta un inutile slogan se non si spiega come e quale scuola si intende costruire.

Abolire la 107 per costruire la Scuola della Costituzione

E’ proprio dalla seconda parte dell’articolo 3 della Costituzione. che vogliamo partire, poiché è da qui che deriva il compito della Scuola Statale, e di conseguenza il mandato di tutti i lavoratori che vi prestano servizio.
Alla libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione, condizione necessaria per l’espletamento di un insegnamento che assolva al suo compito costituzionale deve corrispondere una liberalità nella formazione dell’allievo e del suo apprendimento disciplinare. I saperi e la conoscenza devono dunque essere liberamente insegnati e liberamente appresi.
negli ultimi due decenni abbiamo dovuto registrare un progressivo accantonamento dei principi costituzionali che sono stati messi da parte per sottostare a logiche aziendalistiche, burocratiche, efficientistiche.
Le varie riforme che si sono succedute sono state innanzitutto operazioni di tagli mascherati da ammodernamento, che prima velatamente e poi più sfacciatamente hanno risollevato le sorti delle scuole private, e anche laddove sono stati investiti soldi, i criteri di distribuzione sono stati assolutamente arbitrari e discutibili. La legge 107 nota col nome di Buona Scuola è stata secondo il parere della quasi totalità degli operatori del settore, un enorme fallimento.

ASPETTI PEDAGOGICI E DIDATTICI
Tanti gli aspetti critici e criticabili di questa legge, a partire dalla Alternanza Scuola Lavoro, che di fatto allontana gli studenti dalla libertà di formazione, per abituarli al successivo percorso lavorativo fatto di diritti negati, mancanza di tutele e di sfruttamento.
Crediamo fermamente che la scuola debba essere dotata di ogni strumento sia didattico che strutturale per garantire un approccio anche laboratoriale, che faciliti la trasformazione delle conoscenze in competenze senza però dover finalizzare l’apprendimento ai processi produttivi.

ASPETTI FINANZIARI Per realizzare tutto ciò occorre un investimento di risorse finanziarie significative che compensino quanto è stato “rapinato” alle Scuole Statali negli ultimi 20 anni.
Nonostante i proclami governativi l’Italia è infatti nella classifica eurostat il paese che investe meno in tutta la UE per l’istruzione.

MESSA IN SICUREZZA EDILIZIA SCOLASTICA
Altro aspetto significativo e su cui bisognerebbe avanzare proposte concrete è quello della messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici del territorio nazionale. I dati del rapporto di Legambiente sulla qualità degli edifici scolastici è infatti abbastanza allarmante
I recenti terremoti che hanno duramente messo alla prova il nostro territorio, e il crollo di diverse strutture che pure erano state ristrutturate solo pochi anni fa, impongono una riflessione.
A tal proposito è necessario pensare a un grande Piano Nazionale delle opere scolastiche, che non sia dipendente dai singoli enti locali, ma che metta in sicurezza secondo le norme antisismiche ed energetiche l’intera edilizia scolastica del paese.

RECLUTAMENTO DEL PERSONALE 
Ci sono altri temi che riguardano la scuola e che devono interessare la politica, ad esempio il reclutamento del personale docente. Conosciamo tutti l’odissea dei precari, costretti ad inseguire specializzazioni, titoli abilitanti, regole che cambiano di continuo, e che li ha costretti a un esborso di danaro notevole, ad anni di studio non sempre utili a un autentico arricchimento culturale e didattico, a trafile in graduatorie ad esaurimento ma di fatto inesauribili. Non sempre i vari step hanno portato al risultato sperato, e cioè a una stabilizzazione professionale. Quello che sarebbe auspicabile per il futuro è che questo aspetto venga affrontato con grande attenzione, e risolto con regole chiare, stabili e durature. La professione docente richiede competenze notevoli, sia sotto il profilo pedagogico che culturale, e una scuola di qualità non può reclutare il suo personale con un domandone lotteria affidando la sua destinazione a un algoritmo misterioso. Inoltre bisognerebbe per tutto il personale docente assicurare una formazione in servizio curata dai dipartimenti di Scienze della Formazione delle Università.

CONTRATTO E RETRIBUZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA 
Anche per quanto riguarda la retribuzione del personale, la 107 si è rivelata disastrosa. Il bonus premiale attribuito dal dirigente su criteri differenti da scuola a scuola dal Comitato di Valutazione sta creando numerosi problemi, in quanto viene a minare la cooperazione tra docenti auspicabile per un buon funzionamento dell’intera istituzione scolastica. La stessa prestazione lavorativa deve garantire a tutti la stessa retribuzione, e ulteriori compensi accessori devono essere determinati o da criteri oggettivi e uguali per tutti (anzianità di servizio) o da prestazioni accessorie (progetti aggiuntivi, particolari funzioni). Le politiche di retribuzione aggiuntiva, per i D.S,, differenziata per regione e complessità delle istituzioni scolastiche, risultano inique e divisive, con incarichi in base a criteri discutibili e spesso illegittimi. La retribuzione dei docenti, considerato anche che dal 2010 lo stipendio medio dei lavoratori della scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto (sole 24h) dovrebbe essere adeguata a quella dei docenti degli altri paesi della UE, poiché la mole di responsabilità che esso comporta deve essere adeguata allo stipendio, in modo che l’insegnamento sia considerato un lavoro prestigioso ed ambito, e non un rifugio attraverso il quale ottenere uno stipendio basso ma sicuro in tempi di crisi.

INCLUSIONE 
Anche l’inclusione degli alunni con disabilità, ma anche dei BES e degli alunni con DSA è un tema scottante, e non può essere affidato alla disponibilità dagli insegnanti di classe o delle singole materie, già alle prese con classi pollaio e di alunni con specifiche esigenze. Anche per questo aspetto andrebbero investite risorse umane e finanziarie (insegnanti di sostegno, abbattimento barriere architettoniche, dotazione di sussidi didattici).

SPERIMENTAZIONI E MONITORAGGIO
 Per tutto quello che riguarda le varie innovazioni introdotte negli ultimi anni sperimentazioni in atto sarebbe bene istituire un Osservatorio Nazionale che possa monitorarne i risultati, visto che i danni arrecati agli allievi per una sperimentazione fallimentare possono ripercuotersi su una intera generazione e sulla vita del paese. Tale istituzione sarebbe certamente più utile del costoso carrozzone dell’Invalsi, struttura inattaccabile e sempre più incentivata proprio per gli interessi monetari che esso cela.


In conclusione sento il dovere di fare una precisazione. Ci sono problemi che non spariscono se facciamo finta di non vederli, e l'autocritica invece deve essere al centro di un percorso  che  non voglia rifare sempre gli stessi errori. Quando si parla di lista unitaria a sinistra, il mondo della scuola ha un enorme problema, perché tra le fila dei soggetti politici interessati troviamo persone che la legge 107 l'hanno votata, persone che al di la` dei loro convincimenti personali, hanno preferito rispondere alle logiche di appartenenza rispetto alla loro liberta` di coscienza sancita dall'articolo 67 della Costituzione. Hanno ritenuto di dover obbedire alla linea del partito, ostaggi di un segretario arrogante piuttosto che al programma Italia Bene Comune che era quello con in quale si erano presentati agli elettori e in base al quale erano stati eletti.
Questo causa enormi problemi di credibilita`, perche` sono davvero poche le persone che possono dirsi non responsabili di un tale massacro della democrazia avvenuto nelle scuole, massacro che  operatori e studenti pagano quotidianamente sulla nostra pelle, e  per il quale  ancora nessuno  ci ha chiesto scusa.



venerdì 3 novembre 2017

La ragazza sul treno

La mia anima oramai non è solo divisa in due, è lacerata in mille pezzi. Sento dentro il dolore di chi vede il proprio paese vivere un tempo cupo, grottesco, e non parlo solo della crisi economica, della mancanza di lavoro, della sanità pubblica che non funziona. Parlo di una crisi di valori, di una identità controversa e piena di contraddizioni, di un popolo che stenta a saper fare i conti con la storia, che vive ogni fenomeno culturale, o politico, senza farci nessuna  approfondita riflessione, che non sia quella dei tuttologi da social. 

Andare via definitivamente, o restare e combattere per cambiare le cose? Questo il mio tormento mentre mi trovo in treno. Viaggerò fino a Milano, dove incontrerò mio marito. Sosta per rivedere un vecchio e caro amico, vecchio ma tanto più giovane di me, e poi dritti in Germania, a recuperare quel pezzo di anima che è rimasta lì, ma solo per qualche giorno, e poi ritorno a Napoli. 

Due parole di rito con lo studente al mio fianco, è romano ma studia Ingegneria a Napoli e torna a casa per "il ponte dei morti". Lui torna a casa a Roma, penso, domani mio figlio torna a Napoli da L'Aquila dove è riuscito a entrare all'Università nella facoltà che desiderava frequentare, io me ne vado in Germania dove mio marito lavora. Siamo diventati tutti precari, quasi senza fissa dimora, e affolliamo treni, autobus, aerei, in cerca di un po' di pace, o di serenità.

Nella fila accanto è seduta una ragazza, è sola, ha poggiato il suo giaccone grigio nel posto libero accanto a lei e traffica col telefonino, manda messaggi, credo. 
Arriva il controllore. Su Italo passa sempre. Basta dargli il codice. 
La ragazza dice: Abbonamento. Il controllore chiede di vederlo, la ragazza è chiaramente imbarazzata, ma conserva il suo pallore. Una carnagione chiara che non stona con i suoi capelli tinti di biondo. Solo le sopracciglia scure la tradiscono.  Mi sembra fragile, magra, spaventata. Anche l'uomo del treno deve avere avuto la stessa impressione, tanto che le chiede se si sente male. Poi la ragazza tira fuori un abbonamento regionale, non valido per quel treno. Il controllore glielo contesta, lei chiede di pagare il biglietto, ma poi quando sente il prezzo che deve pagare per scendere a Roma dice: Non ho abbastanza soldi. Il controllore le chiede i documenti, lei li nega, lui chiama la polizia che è a bordo.

 Arrivano in due, un uomo e una donna in divisa, chiedono alla ragazza di seguirli, escono dal vagone. Mentre il ragazzo al mio fianco mi chiede cosa è successo, visto che lui ha potuto vedere e udire meno di me, io gli rispondo svogliatamente, a monosillabi, sono spaventata quasi quanto la ragazza, e non capisco neanche perché. 

Quando i quattro tornano sembra tutto risolto. Capisco che hanno chiamato il padre della ragazza, la faranno scendere a Roma, lì prenderà un treno per tornare a Napoli, un regionale, coi 20 euro che ha dovrebbe farcela a pagare il biglietto. 
Dovrà avvisare anche la sua amica da cui voleva andare a Roma, e da cui non andrà più. A me sembra ancora più preoccupata di prima, e non sono così sicura come l'agente che l'amica esista sul serio.
L'agente cerca di tranquillizzarla, il padre è stato simpatico e comprensivo al telefono. 

Ora, solo dopo qualche giorno, so perché ero così spaventata anche io: quella ragazza mi ricordava quando scappai di casa a 16 anni, fuga stroncata sul nascere dal fratello maggiore di un mio amico che aveva capito tutto e si offrì di fare da intermediario tra me e mio padre. Quando mi riportò a casa mio padre si mostrò gentile e comprensivo, salvo poi riempirmi di botte quando ci ritrovammo da soli. Ero stata riconsegnata nelle mani dell'uomo da cui scappavo. 
Dove voleva andare quella ragazza? Sono giorni che ci penso. Da cosa o da chi fuggiva? Sarebbe davvero tornata a Napoli una volta scesa dal treno? Sono giorni che mi chiedo dove sarà ora, sono giorni che mi chiedo se potevo fare qualcosa. 
Lei era incappata in uno scrupoloso controllore, io sul treno non ero neanche riuscita a salire. 

La mia fuga io la portai a termine lo stesso, sposandomi a 17 anni e mezzo, col permesso del Tribunale dei Minori. E dopo quasi 40 anni scappo ancora, in un mondo che assiste inerme alle troppe cose strane che accadono, troppo spaventato per chiedersi il perché.




mercoledì 19 luglio 2017

Il pericolo e` il mio mestiere

"Roger, sai una cosa? Questa citta` non mi dispiace, e` abbastanza grande ma non e` caotica come New York, e` abbastanza vicina alla tua famiglia ma non mi farebbe sentire a disagio. Io sono un animale cittadino, che potrebbe annoiarsi in un tranquillo paesino del Middle West, ma forse se decidessimo di trasferisci in USA potremmo venire ad abitare qui".
Pronunciai questa frase alla fine di una bella serata, dopo una cena in un elegante ristorante. Avevamo parcheggiato li` vicino, senza alcun problema, avevamo mangiato benissimo, pagato un conto non economico ma assolutamente giustificato dal servizio e dalle squisite portate. Eravamo a Saint Luois, una delle citta` piu` pericolose al mondo secondo l'elenco pubblicato dalla rivista inglese The Sun qualche giorno fa. Ma io non lo sapevo, non sapevo che l'attrazione che avevo provato per quella citta` era il brivido del pericolo, forse perche` la maggior parte della mia vita io l'ho passata un un'altra delle citta` comprese nella black list, Napoli, il posto piu` pericoloso d'Europa, sempre secondo il magazine londinese.
Ovviamente i miei concittadini, in questi giorni, si interrogano sulla presenza della bella Partenope all'interno di una graduatoria al negativo. Del resto nell'articolo non sono riportati dati, non vi sono spiegazioni sui parametri considerati per stilare la classifica. Certo, si parla di omicidi, di droga, di criminalita` organizzata, e per altre citta` di diritti civili negati, di terrorismo. L'articolo del tabloid fa arrabbiare i napoletani, e non poco. Non bastava il sindaco di Cantu`(leggi qui), di cui ho gia` parlato in precedenza, non bastava la stampa nazionale sempre poco generosa con la nostra citta`, non bastavano i luoghi comuni, sparati a raffica dagli esponenti della lega nord, e a volte dagli stessi napoletani che vanno via e preferiscono mettere a tacere la propria nostalgia con un paradossale e dispregiativo distacco, ci mancavano pure gli inglesi.
Siccome pero` in difesa della bella metropoli sotto il Vesuvio si sono gia` spesi in tanti, a cominciare dal suo appassionato primo cittadino che tanto si sta spendendo per una rinascita turistica di Napoli, voglio spezzare una lancia e rivolgere la mia solidarieta` agli abitanti di Saint Louis.
Non credo infatti che loro siano abituati come noi napoletani a doversi difendere da vagonate di fango mediatico, dai pregiudizi, e di contro non hanno neanche da sbandierare bellezze paesaggistiche quali le nostre. Per noi che ci abbiamo fatto il callo, resta facile mostrare immagini mozzafiato, raccontare dell'allegra ospitalita` del popolo partenopeo, per mettere a tacere le male lingue. Ci siamo abituati, a difendere la citta`dalla denigrazione, lo diciamo persino nei cori da stadio.
Ma cosa avranno mai pensato i cittadini di Saint Louis a essere accostati ai cittadini di Raqqa, o di Mogadiscio, o di Manila? Quali tramonti potranno mostrare visto che non hanno uno dei piu` bei golfi al mondo come noi? Quale centro storico comprendente edifici e chiese di cosi` tanti stili architettonici potranno esibire in loro difesa? Quali delizie culinarie potranno sbandierare sotto il naso dei detrattori mostrando colori, odori e sapori cosi` unici al mondo?
Pero` qualcosa di carino ce l'hanno pure loro, io ricordo ad esempio il Gateway Arch, che pare mezza emme di Mac Donald's, ma puoi salirci sopra e vedere la citta` dall'alto, oppure il fantastico Busch Stadium, dove ho passato diverse ore a cercare di capire le regole del baseball, senza alcun successo, ma dove mi sono consolata mangiando gli hot dog piu` buoni della mia vita. Ricodo anche un giardino zoologico molto ben curato, per di piu` a ingresso gratuito, ricordo diversi musei, negozi eleganti, insomma io avevo pensato persino di poterci vivere li`, incurante del pericolo che avrei corso. Ma certo, io sono nata a Napoli e ai pericoli ci sono abituata, e so quanto pericolosi possano essere i cretini, specie se lavorano in una redazione di un giornale.

(nella foto io in uno dei posti piu` pericolosi del mondo, Saint Louis)

lunedì 10 luglio 2017

Il destino e la distanza

Mi sono allontanata di nuovo. Sono di nuovo in terra straniera, un po' emigrante, un po' esule, un po' turista. Attutisce il mio disagio la musica di Pino Daniele, curative le sue note che affiorano dagli altoparlanti disseminati per tutta la casa. "Saglie, saglie, cu 'sta sporta chiena d'aglie"... e i miei pensieri tornano a un altro periodo della mia vita. Questa canzone per me è legata al ricordo di un bambino che non è mai diventato adulto. La cantava nella recita di Natale. Era in classe di mio figlio maggiore, e quell'anno io aiutai un po' la suora maestra nel preparare i bambini. E. era un bambino che sorrideva sempre, anche se dentro doveva soffrire terribilmente. Quando la madre era andata via lui era piccolo, e dimostrava il suo disagio vomitando ogni santo giorno. Prese l'impegno della recita con grande serietà, orgoglioso della parte che gli era stata assegnata. La cesta con l'aglio la portava sulla spalla come un trofeo. Anche la parte recitata andò bene, un trionfo. Quando a fine anno andò via per trasferirsi in un'altra città eravamo tutti un po' tristi ma anche contenti. Un lavoro per il papà, una nuova mamma, una sorellina, un futuro migliore, lontano dalla nostra maledetta città in cui viveva ai margini, in cui poteva prendere brutte strade, in cui chissà che vita avrebbe avuto. Qualche anno dopo, quando i pensieri sul futuro di E. erano ormai accantonati nel mio cervello in qualche posto remoto, una storia di cronaca nera fecero riaffiorare tutto, e maledire il momento in cui era andato via. Un folle assassino aveva ucciso un uomo, e non si trovava più il ragazzino che aveva visto qualcosa, aveva capito chi aveva commesso il crimine. Lo trovarono cadavere in un pozzo, l'Italia intera in cordoglio davanti ai teleschermi. La notizia sul giornale, io correvo e piangevo, correvo a prendere mio figlio che era da un amico, correvo con la paura in corpo che potesse vedere la foto del suo amico d'infanzia in prima pagina, vittima di un mostro. Conosco da allora la differenza del percepire i fatti di cronaca quando conosci le persone coinvolte. Chi ha conosciuto una vittima di un fatto di sangue non rivede la scena del crimine apparsa in TV, rivede immagini quotidiane, fatte di parole, sguardi, sorrisi, e anche canzoni. La distanza emotiva è diversa. Certo, quando leggiamo di tragedie tutti siamo dispiaciuti per chi non c'è più, ma le vittime sono persone di cui possiamo solo immaginare e fantasticare. Tutte avranno avuto affetti, ognuna di loro avrà incrociato migliaia di altre persone. Ma chi le conosceva e le amava si domanda con molto più strazio perché, perché doveva accadere. Mentre sono dietro questo monitor chissà quante persone stanno morendo, però non le conosco. So che c'è chi scappa da una guerra, chi non ha più da mangiare, chi muore per mano di un amore malato, chi muore restando a casa sua, nel suo letto, come è capitato alle vittime di Torre Annunziata. Conoscevo anche io Edy, la sindacalista bella e solare della Flc CGIL, come la conoscevano in tanti. Ci ho passato una mezza mattinata all'USR, mi aiutò per un ricorso, mi scortò per uffici, prendemmo il caffè, chiacchierammo del più e del meno. Ora lei non c'è più, e a me sembra incredibile. Le morti raccontate dai giornali hanno più dimensioni, e molteplici distanze emotive. Lei morta nel suo letto, io qui a tremare di paura per il mio prossimo volo aereo, perché non mi abituerò mai a volare. E mi sento scema, scema davvero, tanto il destino supera qualsiasi distanza. Quelle emotive, quelle reali. Non può esserci altra spiegazione, non c'è. Siamo niente, siamo polvere. Chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza. Ci sentiamo quando arrivo dall'altra parte del globo, se il destino vorrà non c'è distanza che tenga. 

lunedì 19 giugno 2017

Sogno di una domenica di quasi estate.

A Roma il 18 giugno fa gia` un gran caldo, pero` fuori al teatro Brancaccio c'e` folla gia` da prima che aprano le porte, alle 9.30.
In tantissimi hanno risposto all'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari intitolato “Un'alleanza popolare per la democrazie e l'uguaglianza”, rivolto sia a quella parte del popolo di sinistra che ha votato No al referendum costituzionale il 4 dicembre, ma anche a quelli che hanno votato Si che riconoscono gli errori di un partito come il PD che i valori della sinistra li abbandonati da un pezzo.
Entro insieme al flusso della marea umana che dopo pochi minuti ha gia` riempito platea e galleria. Per quelli rimasti fuori per motivi di sicurezza viene aperto l'audio nella hall, per cui possono ascoltare gli interventi anche da la`.
L'intento e` chiaro: serviva un'iniziativa che precedesse quella del 1 luglio a Milano, dove l'autoproclamatosi federatore Pisapia insieme (e` anche il titolo dell'evento) a quelli di Articolo Uno, cerchera` di dare vita a un centro sinistra alternativo a Renzi, ma forse anche di appoggio, insomma non si capisce bene.
Ci sono tanti visi noti al Brancaccio, ma anche tante persone speranzose confluite li` da tutta Italia.
Introduce Montanari, rimarcando gli errori fatti dalla sinistra, in un intervento preciso e puntuale, ed estremamente chiaro, che prende una marea di applausi e quasi una standing ovation (alcuni si alzano, altri sembrano pensare: “vediamo prima dove si va a parare”). Dopo un breve intervento della Falcone che specifica che Pisapia e` stato invitato ma che ha risposto che “al momento mancano le giuste condizioni per esserci”inizia la carrellata degli interventi, gia` programmati ci dicono, prenotati via e-mail.
Si alternano rappresentanti di vari pezzi della sinistra non partitica, tutti molto applauditi.
Tutto fila liscio, fino a quando sul palco sale Gotor. Il senatore di MDP ha un'accoglienza piu` tiepida, c'e` qualche fischio in sala, dovuto all'uscita dall'aula durante la votazione sui vouchers, e a parere mio ci sta tutto di questi tempi. Articolo Uno MDP nasce da un gruppo di fuoriusciti del PD che prima di uscire dal loro partito sotto il governo Renzi ha votato di tutto, compreso i provvedimenti legislativi piu` odiati, il jobs act, lo sbloccaItalia, la buona Scuola.
La Falcone richiama con piglio deciso all'ordine, ribadendo che quel palco e` un luogo dove chiunque puo` parlare, e non si accettano polemiche. Gotor riprende, e arrivano nuovi fischi quando invita tutti ad essere a Milano il 1 luglio. Ad onor del vero i contestatori sono uno sparuto gruppo, in sale prevale la voglia di crederci e di costruire cercando punti in comune anziche` differenze.
Sale sul palco, mentre ancora Gotor parla, una esponente dell'ex OPG collettivo Je so' pazzo di Napoli, il servizio d'ordine la fa scendere, sapro` in seguito che nonostante il loro intervento non fosse stato programmato, pare le sia stato offerto di parlare a fine assemblea ma avrebbe rifiutato abbandonando l'assemblea con i suoi compagni che non erano riusciti ad entrare (causa forse il teatro troppo pieno). L'assemblea riprende, sento intorno a me qualcuno che lamenta che si e` offerto alla stampa il modo di denigrare l'iniziativa. Gia` il giorno prima i giornali hanno dato poco risalto alla notizia della manifestazione della CGIL contro i vouchers.
Si susseguono gli interventi, tra cui quello del segretario di Sinistra Italiana Fratoianni, che ribadisce che non bisogna sacrificare la credibilita` all'unita`. (Nota di colore: mentre lui parla ricevo un messaggio whatsapp da un amico che mi scrive: “Unita`? Credibilita`? E lui quale delle due crede di rappresentare?” Non rispondo, preferisco continuare a seguire e poi la domanda e` troppo difficile.)
Presente anche l'assessore del Comune di Napoli Carmine Piscopo che porta i saluti del sindaco de Magistris che non e` potuto intervenire per altri impegni e racconta l'esperienza della citta` di Napoli.
Vedo in sala anche Felice Besostri, Stefano Fassina, e addirittura Ingroia, qualcuno mi ha giurato di avere visto anche Enrico Rossi. Ci sono proprio tutti.
Molto apprezzato l'intervento di Civati, che poi incontro fuori della sala e che mi dice di essere molto dispiaciuto per i fischi a Gotor. Acerbo (Rifondazione Comunista) ribadisce dal palco che non si puo` fare a meno di un singolo collettivo, di una singola esperienza territoriale, di un singolo centro sociale, se davvero si vuole costruire una forza credibile di sinistra. Molto riuscito anche l'intervento di Rosa Fioravante dei Pettirossi, con dedica agli insegnanti che continuano a non arrendersi nonostante siano vessati e mal pagati. (non tutti, Rosa, penso io, molti si sono arresi e messi a tappetino al servizio dei presidi e del liberismo in cambio di una mancetta)
La Falcone conclude parlando di un passo indietro da parte di tutti, per fare un passo avanti.
E` sera, il web si divide tra quelli che “finalmente puo` nascere qualcosa di buono” e quelli che “questo che sta per nascere e` un nuovo cartello elettorale e fara` la fine de L'altra Europa con Tzipras e similari”.
Non credo ci sia piu` tempo di perdersi in discussioni sul tema “il percorso elettorale viene prima o dopo il lavoro sui territori?”. Siamo in emergenza. Conosco e apprezzo il collettivo napoletano che ha creato l'unica nota dissonante nella giornata, che secondo me hanno reso piu` vera l'iniziativa. Sbagliato pero` era il metodo, non puoi pretendere di intervenire sul palco impedendo ad altri di parlare, rendendo legittimi dubbi di una mera ricerca di passerella, di una polemica sterile, di gente che da anni fa a gara su chi e` vera sinistra e chi no, mettendo in rilievo che in prima fila c'era seduto D'Alema, e minando la credibilita` di un percorso senza pero` contribuire alla costruzione di null'altro in alternativa.
Non servono piu` platee plaudenti e acritiche, ma non servono neanche sterili “lamentazioni”. Per prendere la patente di vera sinistra non esiste nessuna scuola se non la storia. Servirebbe una buona legge elettorale, che garantisca la rappresentanza, ma io credo che mentre noi la sogniamo “coerente”, in parlamento c'e` chi la vuole “conveniente”.
Il mio piccolo atto di ribellione creativa l'ho fatto anche io, che non ho chiesto di parlare, ma che sulla scheda che ci e` stata fornita all'ingresso alla voce: “cosa vorresti fare?” ho scritto: “attaccare i manifesti”, e spero che qualcuno, ove dovesse leggerla possa capire che quello che auspico e` una nuova militanza a sinistra, in cui ognuno si rimbocchi le maniche e costruisca, dove gli attacchini possano avere la stessa dignita` degli oratori, dove ci sia un popolo finalmente protagonista e non ostaggio di una finta democrazia e una falsa partecipazione.
Cosa accadra` in seguito? Lo scopriremo solo vivendo, ma chi non trova soluzioni al problema a questo punto e` esso stesso problema.





martedì 4 aprile 2017

TAP: non c'e` pace per gli ulivi

Nell'ultima settimana abbiamo sentito parlare abbastanza degli scontri tra manifestanti e polizia a causa dei cantieri TAP, in Puglia. Difficile capire pero` cosa sta davvero succedendo. Qualcuno non riesce a capire perché gli abitanti del territorio interessato, tra San Foca e Melendugno, si stanno "mobilitando per difendere poche centinaia di alberi di ulivo", considerato anche che rassicurano che verranno in seguito ricollocati nella loro posizione originale.
Ma e` davvero la lotta tra chi vuole il progresso e chi invece rifiuta a prescindere qualsiasi innovazione?
Direi proprio di no.
L'opera in discussione e` veramente necessaria? La sua realizzazione riguarda davvero il bene superiore della comunità? I pareri sono discordi.
I cittadini di San Foca protestano al fianco del loro Sindaco, e molti amministratori locali dei dintorni sono al loro fianco. 82 sindaci salentini hanno sottoscritto l'appello "FERMIAMO LA TAP". Anche il Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, protesta.
Istituzioni contro Istituzioni, quindi.
Ma sarebbe meglio dire territorio contro governo centrale. Un governo che come i precedenti continua imperterrito nella sua azione spesso accompagnata da un "ce lo chiede l'Europa" che si traduce in "ce lo chiedono gli interessi economici di qualcuno". Che sia una banca, una compagnia petrolifera, un amico imprenditore a volte e` solo un particolare.
A chi conviene la TAP? Non certo ai cittadini della Puglia, visto la protesta che il cantiere ha suscitato.
Non e` mia intenzione entrare nel merito della questione da un punto di vista tecnico, tanto e` già stato scritto da chi ha senz'altro conoscenze più approfondite della questione.  Inviterei a tal proposito alla lettura dell'articolo pubblicato su valigia blu che mi sembra uno dei più completi e di chiara comprensione.
Io mi limiterei qui ad osservare che questo scontro tra governo centrale e volontà territoriali sta diventando una costante. Penso ai cantieri NO TAV, penso alle polemiche sulle trivellazioni.
I pareri dei territori restano sempre più spesso inascoltate, nonostante il risultato referendario del 4 dicembre abbia ampiamente dimostrato quanto gli italiani non gradiscano ingerenze dello Stato sulla pianificazione all'interno di un territorio regionale.
In generale e` proprio il concetto di democrazia ad essere messo in discussione, mentre la fiducia nelle istituzioni vive un momento davvero drammatico.
Troppi silenzi negli anni, troppe istanze inascoltate, troppi misteri irrisolti, troppi crimini rimasti impuniti.
Il cittadino si sente sempre più ostaggio di una politica che invece di fare gli interessi del popolo passa sulla sua testa, nel nome di logiche economiche ed utilitaristiche.
La salvaguardia dell'ambiente e` sempre più messa da parte, le malattie causate dall'inquinamento aumentano e la mancanza di una correlazione certa, dovuta anche a una mancanza di ricerche mirate,  tra agenti inquinanti e patologie non sembra affatto tranquillizzare la popolazione.
Che di industrializzazione a volte si muore in Puglia lo hanno imparato sulla loro pelle, a causa dell'Ilva. Ed e` proprio questa incantevole regione del sud, che in questi anni ha assaporato il piacere di una rinascita turistica, lo scenario della protesta per la TAP.
Possibile che il percorso dell'oleodotto non possa essere deviato trovando un accordo con gli abitanti di località a vocazione contadina e turistica? Possibile che la politica debba servirsi delle forze dell'ordine per bloccare i manifestanti e non utilizzare i canali della mediazione e della trattativa ai tavoli, anche coinvolgendo i corpi intermedi sempre più spesso ignorati?
E` dunque questa l'era dell'arroganza, del braccio di ferro, di uno scontro serrato tra chi dissente e chi ha già deciso in altri luoghi il destino di un territorio?
E soprattutto e` sempre il sud maltrattato, vilipeso, ignorato, trascurato a dover poi pagare in alberi, aria, mare, le uniche ricchezze che ha, il prezzo del progresso?
Io in Puglia voglio andarci a ballare la taranta, a gustare i taralli, la burrata, per tuffarmi in un mare azzurro e limpido. Mi voglio fare la bruschetta con l'olio di quelle piante oggi in pericolo, olivi secolari che raccontano storie contadine di un popolo che non si e` mai arreso e che non lo fara` neanche stavolta.







venerdì 24 marzo 2017

Cantù che ti passa

Altra settimana, altra polemica su Napoli, questa volta generata da alcune dichiarazioni via social del sindaco di Cantù, tale Claudio Bizzozero che dopo aver definito Napoli "una fogna infernale" dalla quale tenersi lontani, ha avuto i suoi cinque minuti di notorietà. Non che non li meritasse anche prima, o almeno lui ci ha provato più volte ad attirare l'attenzione con le sue provocazioni. 
Il Sindaco di Cantù è un personaggio molto controverso, fa crociate contro le tasse, va in giro con una macchina con su scritto: "Il primo ladro è lo Stato. Basta rapina fiscale". Però su internet si trovano tracce di una raccolta firme contro alcuni suoi provvedimenti che le tasse le avrebbero addirittura aumentate (leggi qui). Il sindaco brianzolo è stato eletto con l'appoggio di liste civiche, e detesta i partiti tradizionali. 
 Bizzozero, infatti, definisce la sua città "departitizzata", ce l'ha a morte con la Lega, e la sua indignazione era più diretta alla visita di Salvini a Napoli che non a Napoli stessa. Solo che ha sbagliato tutto. Accecato dal suo odio verso la Lega Lombarda, ha sparato a zero anche su una delle città più belle del mondo, e sui suoi abitanti. Il Sindaco de Magistris ha prontamente annunciato una querela. 
Il primo cittadino di una città è un rappresentante istituzionale, e non dovrebbe mai usare parole razziste e offensive verso un'altra città. Nemmeno se è a cena con amici, figuriamoci sulla sua pagina FB. Dopo l'annuncio della querela, Bizzozero ha pubblicato un altro post, per ribadire che le sue parole sono verità, e pubblicando a conforto delle sue tesi su Napoli, vecchie foto dell'emergenza rifiuti, qualche foto di repertorio tratta dalla fiction Gomorra, una foto del terremoto del 1980, e addirittura qualche fotomontaggio. La pezza peggiore del buco? Ma non voleva mica essere una pezza, anzi, la dose di offese viene rincarata. Personalmente mi sembra ancora un tentativo di esibizionismo sfrenato da parte di un sindaco di un paesino di provincia. Tutto qui. 
Tutto qui se non fosse che il primo cittadino di Cantù si era già fatto notare per tante altre "posizioni originali", tipo l'aver autorizzato nella sua cittadina il "Festival Boreal", raduno di Forza Nuova, scatenando le ire di Pisapia, ma anche di Maroni. Anche in quell'occasione Bizzozero soffiò sul fuoco ed ebbe parole infuocate contro tutti: ..."al collega Pisapia, che ha definito il raduno "uno sfregio alla Città", manda a dire: "Se ha fatto così si è espresso da rappresentante politico e non da sindaco. Se l'ha detto da sindaco ha detto una stupidaggine. Io sono un convinto democratico e di conseguenza sono antifascista. Debbo garantire la libertà di pensiero a chiunque, soprattutto da sindaco."... 
Proclamarsi antifascista, parlare di libertà di parola sancita dalla nostra Costituzione, dimenticando che nella stessa Costituzione si fa divieto di fare apologia del fascismo, mi sembra veramente un argomentare ardito e un tantino incoerente. 
 Insomma, secondo me, pur di fare parlare di sé potrebbe dire tutto e il contrario di tutto, e visto che ne sto parlando anche io, qualcuno potrebbe dire che è anche riuscito nel suo scopo. 
Solo che la pubblicità non sempre è positiva, e questo i napoletani lo sanno bene, sanno come le immagini dell'emergenza rifiuti di qualche anno fa ci sono costate in termini di turismo, e quanto abbiamo dovuto faticare per sfatare luoghi comuni e pregiudizi. 
Siccome però io non voglio fare lo stesso errore, e farmi trascinare da un sentimento di orgoglio che potrebbe sfociare in un razzismo alla rovescia, penso che la querela annunciata dal Sindaco di Napoli possa bastare, e non ritengo di dover rivolgere alcun mio pensiero a una tale scheggia impazzita di cui mi è persino difficile seguire i ragionamenti. 
Piuttosto un appello lo rivolgerei ai cittadini di Cantù. Ma come vi sarà saltato in testa per eleggere con suffragio universale uno così? 
Voi dovreste querelare il vostro Sindaco insieme ai napoletani. Perché mi sa che da ora in poi Cantù potrebbe essere ricordata da qualcuno non più come la piccola cittadina della Brianza nota per i suoi mobili e per un particolare tipo di merletto, ma per essere la città con un sindaco testa di cazzo. Non ci fareste una bella figura. Io ve l'ho detto. Poi fate voi.


sabato 18 marzo 2017

Grillo vs Grillo


Con questa mail inviata a tutti gli iscritti al suo Blog, Beppe Grillo ha annullato le votazioni on line per le amministrative a Genova. 
Caro iscritto,
Ti scrivo perché oggi dobbiamo votare su una questione relativa alle comunali di Genova.
Nella pagina di accettazione della candidatura per i candidati alle comunarie di Genova, che tutti i candidati hanno sottoscritto online, era stabilito che: "Il Garante del MoVimento 5 Stelle si riserva il diritto di escludere dalla candidatura, in ogni momento e fino alla presentazione della lista presso gli uffici del Comune di Genova, soggetti che non siano ritenuti in grado di rappresentare i valori del MoVimento 5 Stelle.".
In base a questa prerogativa e in qualità di garante del MoVimento 5 Stelle, al fine di tutelarne l'immagine e preservarne i valori e i principi, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo, di non concedere l'utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis.
Dopo l'esito delle votazioni di martedì, infatti, mi è stato segnalato, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del MoVimento 5 Stelle prima, durante e dopo le selezioni online del 14 marzo 2017.
In particolare hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle; appoggiandone le scelte anche dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti.
Questa decisione è irrevocabile. Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me. Non ho nessun interesse se non il bene del MoVimento 5 Stelle. Siamo la forza politica su cui i cittadini ripongono le proprie speranze per un'Italia migliore, per una Genova migliore. Non possiamo permetterci nessuna sbavatura. Non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%. Vi garantisco che non accadrà, nè a questa tornata delle comunali, nè alle politiche. Le nostre selezioni rispetteranno il voto online, ma saranno rigorose.
Rimetto a tutti gli iscritti certificati del MoVimento 5 Stelle la decisione se non presentare nessuna lista per le elezioni comunali di Genova o se presentare la lista, arrivata seconda per un distacco di pochi voti, con Luca Pirondini candidato sindaco. Non lasciamo la mia Genova senza questa possibilità.
Patrecipa alla votazione!
La votazione sarà aperta oggi 17 marzo dalle 10:00 alle 19:00
Nel MoVimento 5 Stelle non c'è più spazio per chi cerca solo poltrone.
"Al minimo dubbio nessun dubbio." Gianroberto Casaleggio

Mi permetto, senza che nessuno me lo accordi, ma solo in base alla mia libertà di espressione sancita dalla Costituzione, di fare alcune personali considerazioni sulla vicenda.
Premesso che nutro stima per gli elettori 5s, che per lo meno sicuramente votano per opinione e non per scambio di favori, trovo meno stimabile l'accettazione incondizionata delle decisioni prese nel proprio partito anche se si reputano ingiuste. Provo verso chi nutre fiducia incondizionata in Beppe Grillo come fosse il detentore della verità assoluta lo stesso sentimento che nutro verso i tanti militanti del PD che hanno accettato senza fare un plissé tutte le decisioni nefande prese da un segretario egocentrico e bislacco.
Detto questo, la seconda votazione su Genova, dopo l'annullamento della precedente in cui aveva vinto una candidata sgradita ai vertici, è stata aperta a tutti gli iscritti d'Italia per un motivo molto semplice. Se avessero rivotato solo gli aventi diritto genovesi che sanno certo meglio di chi si trova a Canicattì come sono andate realmente le cose, probabilmente avrebbe vinto l'opzione di voto di non presentare alcuna lista, visto che l'unica lista rimasta era quella che come dimostra la precedente votazione, non aveva il favore degli attivisti liguri. Probabilmente è proprio per non correre questo rischio che la votazione è stata aperta in maniera anomala rispetto a tutti i casi precedenti a tutti anziché ai soli cittadini interessati. L'appello alla fiducia di Grillo è poi patetico, come lo è la firma di una persona scomparsa sotto la mail di spiegazione che non spiega nulla inviata a tutti gli aventi diritto al voto.
 Queste lotte interne saranno mica una suggestione per pubblicizzare il suo show in esclusiva su una payTV intitolato appunto Grillo vs Grillo?
Io non dico che chi si riconosce nel Movimento debba andarsene o votare altro, ma perlomeno se ci credete ancora non mostratevi come gli adepti di una setta che in maniera acritica accettano i dogmi piovuti dall'alto. Fatevi delle domande, ponetevi dei dubbi, e poneteli agli altri. E cercate di migliorare la democrazia interna, perché avete dei seri problemi.  
Non potete permettere che vi rispondano con l'unica argomentazione della fiducia nel guru. Altrimenti somigliate ai renziani. O siete pure peggio.

venerdì 17 marzo 2017

Dio salvi La Regina (d'Inghilterra)

Per fine mese, nell'ambito del loro tour europeo, è attesa in Italia la visita del Principe Carlo e di Camilla, duchessa di Cornovaglia. Visiteranno il Papa ed è anche prevista una visita ad Amatrice, luogo simbolo delle tante scosse di terremoto che hanno devastato il nostro paese nell'ultimo anno. 
La Regina Elisabetta invece non verrà, del resto ha 90 anni, e come indicano indiscrezioni di qualche giornale nel Regno Unito stanno già preparando il protocollo per quando morirà, una roba sontuosa e curata nei minimi dettagli. 
E poi in Italia che ci doveva venire a fare, noi La Regina già ce l'abbiamo, e in questi giorni è su tutti i giornali. Una regina che ha addirittura creato un sistema, un metodo, degno di portare il suo nome, un sistema diffuso capillarmente e sistematicamente. Non una novità certo, ma diciamo un perfezionamento di quanto in Italia già avveniva. 
Stiamo parlando di Guglielmo La Regina, titolare di uno studio di ingegneria che è il principale indagato in un'inchiesta che ispirati dal suo cognome è stata denominata "The queen". Inchiesta che ha portato a 69 arresti, e che coinvolge politici, imprenditori, professori universitari, ma che ha anche collegamenti con il mondo della cosiddetta criminalità organizzata (non che i colletti bianchi si siano dimostrati meno organizzati di loro, però). La Regina viene ritenuto "l'artefice del meccanismo delittuoso" in grado di pilotare i vari appalti nel mirino degli inquirenti, per ora si parla di 18 gare di appalto oggetto di bandi di pubbliche amministrazioni. Gli appalti interessati riguardano il Cimitero di Pompei, i restauri di Villa Bruno a San Giorgio, i lavori all'interno di due padiglioni della Mostra d'Oltremare, la stessa Mostra finita sotto le luci della ribalta per il discusso comizio di Salvini. Le indagini riguardano anche personaggi politici conosciuti, come il consigliere regionale Pasquale Sommese, l'ex sindaco di San Giorgio a Cremano Giorgiano e altri. Ma anche nomi illustri del mondo accademico, 20 milioni il costo dei lavori effettuati. Tangenti incluse. Ovviamente da garantisti attendiamo l'esito delle indagini e dei processi. Nel contempo non possiamo dubitare dello scrupolo e della professionalità degli inquirenti. Per il gip del Tribunale di Napoli Federica Colucci, le gare illecite scoperte costituiscono solo ''la punta dell'iceberg''. 
Eppure quello che più mi spaventa è la rassegnazione e la mancanza di meraviglia rispetto a "appaltopoli". Quasi fosse inevitabile che in un paese la corruzione diventi un costume diffuso e nella norma. anche perchè il rapporto annuale pubblicato dalla Guardia di Finanza in questi giorni è a dir poco allarmante. Si parla di sprechi e gestioni irregolari dei fondi pubblici con danni patrimoniali allo Stato per 5,3 miliardi; 4031 soggetti denunciati per abuso d’ufficio, peculato, corruzione e concussione con conseguenti 241 arresti. Una guerra. Siamo in guerra. 
Siamo tutti ostaggi nelle mani di un sistema corrotto fino al midollo. Una guerra che non fa morti solo apparentemente, perché poi se cade un ponte perché hanno usato materiale scadente, o una scuola nuova crolla all'improvviso perché il collaudo non ha messo in evidenza le criticità la colpa di chi è?
Ci vorrebbe una agenzia di controllo sulla corruzione. La potremmo chiamare Anac. Dimenticavo, c'è già. Il giudice Cantone, che la presiede, ha dichiarato:  "Ho cominciato a leggere l'ordinanza, il quadro che emerge e' molto brutto.Poco dal punto di vista dei fatti mafiosi ma moltissimi episodi di corruzione con una presenza molto vasta di una politica locale del mondo delle professioni. Un quadro tutt'altro che bello, resta l'aspetto peggiore di una politica locale che continua a occuparsi di gare pubbliche secondo le peggiori tradizioni".
Cantone ha dunque parlato. Saviano invece tace. Io tra poco mi metto a urlare. Oppure decido di trasferirmi all'estero in pianta stabile. E non per la corruzione, quanto per la miopia degli italiani che continuano ad indignarsi per gli immigrati e non si accorgono di essere diventati loro stessi prigionieri politici. 
God save the Queen, ma non la nostra, meglio Elisabetta d'Inghilterra. 





mercoledì 15 marzo 2017

la sfida del tempo che passa

In questi giorni Facebook si è riempito di foto un po' sfocate, di ricordi di gioventù e dell'infanzia di molti di noi. Complice una "sfida": chi metteva il like a una di queste foto demodé veniva invitato a fare altrettanto. Migliaia di adolescenti, ragazzi e ragazze, bambinetti del tempo che fu hanno animato le pagine del social network più frequentato dal popolo che ha superato gli 'anta. Qualcuno, anzi parecchi, in maniera spiritosa hanno postato la foto di uno spermatozoo, qualcuno invece ha rifiutato la sfida, adducendo vari motivi, dall'avversione alle catene al "mi piaccio come sono oggi".
Altri invece hanno scavato nel proprio archivio fotografico e hanno mostrato un prezioso ricordo degli anni che furono, ricercando anche una foto significativa.
Ho trovato carino cercare in foto di tanti anni fa gli stessi occhi di sguardi che conosco più maturi, o ricordare di amici così com'erano quando li ho conosciuti. Tanti anni fa. Perché gli anni sono passati, ci hanno riempito di rughe, di chili superflui di cellulite, di acciacchi, ma gli sguardi non li ha cambiati. Le foto dei vecchi amici mi hanno risvegliato tanti ricordi. Mi hanno fatto ricordare i sogni, le speranze, ma anche le ansie e le paure che avevamo.
Ho trovato anche molto istruttivo guardare le foto dei miei contatti odierni, guardarle mi ha detto qualcosa di loro che non conoscevo. Immaginando che la foto sia stata scelta con una mediazione tra rappresentatività dell'immagine e disponibilità ad ottenerne un formato digitale da trasferire in rete, è significativo vedere quali foto sono state scelte. Un tempo i selfie non esistevano, non si andava in giro con una fotocamera sempre a disposizione, i rullini fotografici e la stampa aveva un costo, per cui le pellicole immortalavano attimi significativi e non momenti qualsiasi della nostra vita. Spesso ci si metteva in posa, ma non con "la bocca a culo di gallina", altre foto erano invece estemporanee e intenzionate a immortalare spontaneamente un momento particolare durante avvenimenti importanti, che siano state gite, compleanni o matrimoni.
 Alcuni hanno scene immortalate che comprendevano come sfondo luoghi significativi, come nel mio caso, che ho scelto una foto in cui ho alle spalle il Maschio Angioino. Perché Napoli è in me, e mi appartiene ovunque io mi trovi. Riguardandola ho notato alcuni particolari indicativi della mia vita all'epoca: il foulard di seta indiana da cui mi separavo raramente, la camicetta rosa pallido (perchè scolorita) comprata nel "mercato delle pezze americane" a Resina (oggi Ercolano), la cintura da uomo fregata a qualche componente della famiglia (a mio padre fregavo anche le camice a quadretti ogni tanto, anche se mi ci perdevo dentro vista la differenza di taglia), a sostegno di un jeans scolorito. Perché i jeans si compravano scuri e nuovi, poi si scambiavano e stracciavano per l'usura, mica per seguire la moda.
Alcuni miei amici hanno scelto foto in cui comparivano con una persona a loro cara, molto spesso la madre, per cui accanto a loro da bambini comparivano queste donne semplici, belle e sorridenti.
Altri hanno scelto una foto con una persona famosa, scatenando una bonaria invidia per l'affascinante frequentazione. Altri invece hanno scelto una foto di un giorno speciale, come un matrimonio, o che li ritraeva in un gesto speciale, tipo il pugno alzato. Perché allora si usava alzarlo, e non era un'ostentazione, era una filosofia di vita. Spesso si rischiavano anche le mazzate, a volte era una sfida, era un volersi sentire parte di una storia, e sentire che Matteo Renzi al Lingotto parla di "macchiette politiche" fa male all'anima, fa male a chi quella storia l'ha vissuta intensamente.  Una storia importante, fatta di foto sfocate, in bianco e nero prima e poi a colori, istantanee testimoni del nostro modo di vivere.
Una foto può dunque dire tante cose, evocare tanti ricordi. Può ricordarci i nostri ideali, può portarci a fare bilanci, o a fare i conti con la bilancia, può intenerirci, può farci felici, o intristirci, portarci rimpianti, ma può anche renderci orgogliosi di essere intimamente rimasti uguali, di non aver rinnegato il passato, di essere migliorati apprendendo anche dagli errori.
Sarebbe simpatico vedere anche i politici accettare la sfida, e mettersi di fronte ai propri ricordi, per sapere se provano indulgenza nei propri confronti. Mi sarebbe piaciuto sfidare ad esempio proprio Renzi, ma non saprei come contattarlo. Quindi vorrà perdonarmi se la foto gliela scelgo io. L'ho trovata su FB, non è una foto privata. E poi è solo per ridere, del nostro passato, delle nostre macchiette, e anche delle sue.

sabato 11 marzo 2017

Se oggi fossi a Napoli

Sono un'insegnante, pago le tasse e lavoro da una vita. Non sono a Napoli in questo momento ma se fossi lì andrei alla manifestazione contro Salvini. Metterei gli abiti più colorati che ho, indosserei il mio più smagliante e disarmante sorriso e protesterei pacificamente contro il leader di un partito i cui esponenti per anni hanno accusato gli abitanti del sud di essere parassiti, ladri, evasori e mafiosi. 
Hanno offeso negli anni la bandiera italiana, hanno fatto la loro fortuna elettorale con slogan del tipo "Roma ladrona", divenendo poi una volta al governo più ladroni di coloro che accusavano. Travolti dagli scandali ora hanno cambiato i toni e il tiro, ora il problema non sono più i terroni ma i migranti. Il motivo è semplice e scontato: i migranti non votano, i terroni si.
 Personalmente sono spaventata più da chi si lascia abbindolare da questo venditore di fumo razzista che da Salvini stesso. E a chi invoca la libertà di Salvini a tenere il suo comizio, dovrebbe tenere di pari conto anche la libertà di manifestare dissenso.
 A chi parla di scontri e violenze vorrei chiedere se ha la sfera di cristallo o le premonizioni. O se per caso i timori vengono fuori da un copione già scritto, conosciuto. In tal caso mi viene da chiedermi perché? Cui prodest? Forse a chi vuole arginare la sua perdita di consenso con la minaccia del vento di destra? A chi vuole tenerci buoni e zitti altrimenti arriva il cattivo Salvini? 
Se io fossi a Napoli oggi mi vestirei di rosso, porterei con me un triccaballacche e a Salvini farei una sonora pernacchia, di quelle di eduardiana memoria. E lo aiuterei (a tornare) a casa sua, come si dice a Napoli "carico di meraviglia".

giovedì 2 marzo 2017

La pioggia di marzo

"Piove. Quando piove sono sempre un po' malinconica. Eppure oggi quella che scende è la pioggia di marzo, e porta con sé speranze di vita. La primavera. L'erba che cresce. Ributtarsi alle spalle tutto quello che è stato nel gelido inverno. Aspettiamo la data dei referendum sul lavoro. Questa pioggia no, ma due SI potrebbero portarsi via i vouchers. Intanto pare che andranno via anche gli 80 euro percepiti da oltre unmilioneesettecentomila italiani, perchè non ne avevano diritto. Allora come mai glieli hanno dati? Per fargli fare la spesa al discount insieme alla Picierno? Speriamo abbiano conservato lo scontrino. Vicino alla scheda elettorale, perché prima o poi servirà.
La pioggia di marzo è un inno alla vita che nascerà. Un'ode alla speranza, mentre quello con la maiuscola, di nome Roberto, non è il nuovo capogruppo alla camera della neoformazione MDP, originata dalla scissione del PD. Il capogruppo è un altro giovane deputato, meno noto, Laforgia. Che dichiara: "Sosterremo il governo ma vogliamo riallacciare legami con il popolo." Questa volontà dovrà però essere reciproca, e da popolana aspetto di capire se la loro intenzione è quella di organizzarsi sui territori, dando spazio a giovani, a delusi della politica, agli attivisti dei tanti movimenti in difesa dei diritti, al mondo della scuola che attualmente si sente inascoltato e ha paura di subire con l'attuazione delle deleghe su sostegno e altri temi importanti ancora una pesante sconfitta. Intanto sui giornali c'è la storia di una donna costretta a visitare 23 ospedali prima di poter abortire, e scopriamo che DJ Fabo non è l'unico ad aver risolto con un viaggio in Svizzera la mancanza di una legge sul suicidio assistito e sull'eutanasia. Il pellegrinaggio in terra elvetica costa oltre i 10mila euro. Anticipati. Ora Marco Cappato, dell'associazione Coscioni, che si è autodenunciato, rischia dodici anni di carcere.
Intanto piove. Nell'ambito dell'inchiesta Consip finisce in manette l'imprenditore Alfredo Romeo, ma nelle indagini sono implicati altri due nomi molto noti: Tiziano Renzi e il ministro Luca Lotti.
Piove. Il 21 marzo sarà dedicato alle vittime della mafia. Lo hanno deciso all'unanimità alla Camera.
Arriverà la primavera. Però ora piove. Nella testa una canzone. (ascolta)
E' la pioggia di marzo, è quello che è, la speranza di vita che porti con te.



martedì 28 febbraio 2017

La notte degli Oscar della Politica

Ieri sera sono stata al San Carlo. C'era la premiazione per gli Oscar della politica italiana. La sala era affollata e tutti erano in trepidante attesa per conoscere a chi sarebbero andati i premi per quest'anno particolare, molto ricco di avvenimenti e colpi di scena. Sul palco c'era Maradona, che insieme a Maria De Filippi presentava la serata. Le prime file erano pieni di volti noti, alcuni sorridenti, altri meno, alcuni chiacchieravano tra di loro, altri fingevano indifferenza. Su un palchetto, al primo piano, un gruppo di facinorosi aveva esposto uno striscione con su scritto: "Il televoto è stato truccato. Chiediamo onestà". La sicurezza dopo qualche minuto di imbarazzo riesce a farglielo togliere, scoprendo che sotto le loro poltrone erano nascosti decine di sacchetti di pop corn e alcune scatolette di tonno peel off. I contestatori si giustificavano con un "abbiamo dimenticato l'apriscatole". Finalmente dopo qualche tafferuglio la cerimonia può entrare nel vivo, cominciano le premiazioni.
Ecco i premiati.
Miglior trucco: Davide Casaleggio. Per aver sostituito il padre senza che nessuno si sia accorto di nulla.
Migliore stuntman: Claudio Fava per i suoi tripli salti carpiati con avvitamento.
Migliore colonna sonora: Pier Luigi Bersani per il film "Alla fine ci arrabbiamo".
Migliori effetti speciali: Virginia Raggi per il film "L'invasione dei frigoriferi".
Migliore scenografia: Sergio Mattarella.
Migliore remake: Paolo Gentiloni per il film "Una poltrona per due".
Migliore film di animazione: Massimo D'Alema per il film "Cattivissimo lui".
Migliori costumi: Matteo Salvini per le sue meravigliose felpe.
Migliore attrice non protagonista: Valeria Fedeli per il film "La laureata".
Migliore attore non protagonista: Michele Emiliano con il film "Mi scinderò domani".
Migliore Sceneggiatura originale: Silvio Berlusconi per il film "Lavoro di cittadinanza".
Migliore sceneggiatura non originale: Matteo Renzi per il film "Lavoro di cittadinanza.
Migliore attore protagonista: Matteo Renzi per il film "Se perdo il referendum lascio la politica".
Migliore attrice protagonista Maria Etruria Boschi per il film: "Prega, abbraccia, bacia e salva le banche".
Migliore regia: Andrea Orlando per il film "Gioventù (turca) bruciata".
Grande emozione per il premio alla carriera. The winner is... Stefano Fassina. Lui si alza, sorride, è finalmente arrivato dopo tante mortificazioni il momento del suo riscatto. Ma attenzione, sul palco danno un annuncio. "Scusate, abbiamo sbagliato. Momenti di imbarazzo e tensione. Il premio va a Piero Fassino per non aver mai sbagliato una previsione politica". Alla notte degli Oscar a Los Angeles una cosa così non sarebbe mai successa.
La festa è finita. Alla spicciolata i premiati si allontanano con le loro statuette tra le mani, inseguiti da stuoli di giornalisti. In un angolo scorgo all'improvviso Leonardo Di Caprio (porca miseria non lo avevo proprio visto) che cinge in un abbraccio fraterno Pippo Civati, accompagnato dalla frase: "Come ti capisco, vedrai che prima o poi il tuo impegno verrà premiato".
Mi sveglio di soprassalto. Deve essere stato l'effetto della lasagna mangiata ieri sera, o forse il troppo vino. Era tutto un sogno. Ovvio. Avrei dovuto immaginarlo. Maradona al San Carlo. Impossibile. I benpensanti non lo avrebbero mai permesso.

Un ringraziamento a Claudio Melchiorre che ha collaborato con la giuria popolare per sovraintendere alla regolare assegnazione dei premi.


lunedì 27 febbraio 2017

Vivere in Germania, morire in Svizzera, sognare l'Europa dei diritti.

Rieccomi qui,a Wiesbaden, di rientro da Napoli, più esattamente da Portici, dove ho passato le ultime 3 settimane. 
Cosa è successo nel frattempo? In politica c'è fermento, è nata Sinistra Italiana che ha tenuto il suo primo Congresso, perdendo un po' di pezzi, tra parlamentari e base, è nata ConSenso, associazione di D'Alema, e muove i primi passi una nuova formazione politica, DP, Democratici e Progressisti, che comprende gli scissionisti del PD che hanno ricambiato verso (sarà per questo che hanno scelto una sigla bifronte?)e recupera qualche pezzo perso in corsa dalla trasformazione di Sel in SI(almeno i parlamentari, la base non saprei, perchè di solito le persone comuni di fronte a queste scissioni e riposizionamenti secondo me un po' non capiscono, un po' si scocciano e a volte se ne tornano a casa). Possibile di Civati è una formazione ormai vetusta al confronto, tanto che in questi giorni ha organizzato una nuova convention sulle idee (un posto dove finalmente si parla di politica? Non ci sono potuta andare perché ero già in viaggio).
Nel frattempo a Napoli abbiamo approvato lo statuto del movimento DemA, in una entusiastica serata in cui Luigi de Magistris ci ha scaldato il cuore ribadendo che il faro che illuminerà il cammino intrapreso sarà l'articolo 3 della Costituzione, quello che recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche  di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Promuovere la partecipazione di tutti i lavoratori, di tutti i cittadini alla vita politica del paese dovrebbe essere obiettivo di tutte le neo formazioni, perché da troppo tempo la politica è appannaggio di pochi e per soli ed esclusivi interessi personali. Ma come promuoverla è una bella sfida. Anche perché le dinamiche della politica ultimamente sono diventate estremamente sdrucciolevoli e complicate. 
Prendete me ad esempio, come potrei mai fronteggiare persone abilissime a nascondere dietro motivazioni politiche logiche e ineccepibili delle lotte di potere, di posizionamento, di marcatura del territorio? Questi sono un tantino perfidi e scafati, molto peggio di una classe di 28 ragazzini di 10 anni ai quali sarei anche abituata. 
Intanto sarà già un'impresa capire per chi votare alla prossima, visto che DemA si muoverà per ora solo sul locale, e non mi sono chiare (a loro lo sono?) le differenze sulle varie posizioni riguardanti tutela del lavoro, Jobs act, sui vouchers, sulla Buona Scuola, sull'ambiente, sulla sanità, sull'Euro e sull'Europa. L'Europa. Quella istituzione tanto sognata di cui la Svizzera fa parte solo geograficamente ma non politicamente dove DJ Fabo si è dovuto recare per poter decidere di morire in maniera dignitosa, perché lo aveva deciso lui, e perché la legge italiana non lo avrebbe consentito. Il suicidio assistito nel nostro paese non è contemplato. Neanche se la tua vita è ridotta a una sofferenza tale che in ogni singolo minuto della tua vita, hai un solo pensiero, quello di morire per non soffrire più.
Mi è tornata in mente la storia di Brittany Maynard ( il mio racconto qui ).Anche lei poco più di 2 anni fa dovette recarsi in Oregon per morire, perché la legge della California non lo permetteva. Anche in quel caso la federazione di più stati non è unita in fatto di diritti civili. E dire che hanno anche un unico Presidente, e tutti li chiamano Stati Uniti. Eppure in un mondo popolato da uomini di buon senso dovrebbe venire in mente di  unirsi e federarsi proprio su questi diritti universali. 
Il vero fallimento dell'Europa per me è questo, ci si è uniti solo per interessi economici, in un sistema che ha finito per potenziare gli stati più forti e affossare i più deboli, ma non ci si è uniti sulle materie riguardanti i diritti civili, e la salvaguardia dei più deboli. Regole uguali avrebbero evitato il viaggio di Fabo, recatosi in Svizzera per poter morire dignitosamente, ma da esule. 
A proposito, dall'ospedale in cui fui ricoverata proprio lì in Svizzera qualche mese fa, mi hanno inviato una richiesta di oltre 600 euro per il ricovero. La Svizzera non è in Europa. Dovrò pagarli. Chissà se per il suicidio assistito richiedono il pagamento anticipato. La nota sarcastica non cancella il dolore. Ciao Fabo, l'Italia non ha saputo meritarsi il tuo ultimo respiro.  

venerdì 27 gennaio 2017

L'amnesia è dietro l'angolo

"E' avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire." (Primo Levi)
Il 27 gennaio è la giornata della memoria, tutto il mondo ricorda l'Olocausto, tutto il mondo ricorda l'irrompere dell'Armata Rossa nel campo di sterminio di Aushwitz che rese tangibile e visibile al mondo intero quello che lì dentro era accaduto. Migliaia di uomini donne e bambini barbaramente uccisi solo perché ebrei, o sgraditi al regime nazista. 

Ma oggi non basta ricordare questo massacro, bisognerebbe riflettere su come sia stato possibile arrivarci, perché purtroppo potrebbe succedere ancora, e forse sta già succedendo. Bisognerebbe rintracciare il seme dell'odio, e distruggerlo, coscienti che esso spesso è nascosto tra altri semi, e si mimetizza, si nasconde, e continua ad essere piantato ogni giorno. 
Dovremmo cominciare a ripensare quella straordinaria creatura che è l'essere umano, come una meraviglia di un Dio onnipotente o di un meraviglioso disegno della natura, e provare ad abbattere ogni stereotipo e ogni generalizzazione. 

E' la prima volta che passo il giorno della memoria in Germania, e questo mi porta a fare considerazioni nuove. Qui la parola nazismo è tabù. Se qualcuno provasse a pronunciarla in un bar affollato, si girerebbero tutti per vedere chi l'ha pronunciata. 
Qualche anno fa un mio amico che ha sposato una donna tedesca mi raccontava che i cittadini comuni erano abbastanza favorevoli affinché venissero concessi alla Grecia nuovi aiuti finanziari, perché sperava che una ipotetica generosità potesse fare dimenticare al mondo quello che avevano fatto, e per cui si sentivano ancora in colpa. 

Del resto che i tedeschi siano un popolo che gode dell'antipatia di molti è vero, io stessa prima di mettere piede in Germania ero piena di pregiudizi. 
Nei primi viaggi che feci qui a volte mi capitava di guardare la gente seduta al bar, con un boccale di birra davanti, a parlottare allegramente con gli amici e mi chiedevo come era stato possibile che questa stessa gente che mi sembrava pacifica e gaudente si era potuta trasformare in un esercito di assassini criminali. 

Oggi leggo ancora su qualche bacheca di FB "sono passati 72 anni ma i tedeschi non sono cambiati". Ma che memoria è quella che dimentica che gli italiani erano gli alleati dei tedeschi, che li hanno aiutati a compiere lo sterminio, che le leggi razziali erano in vigore anche nel nostro paese? Certo, non tutti gli italiani tacquero, e quelli che rimasero in silenzio non lo fecero tutti per lo stesso motivo. 
Allora basta, ma proprio basta con gli stereotipi, perchè tutti ne possiamo essere vittime. 

Pensate che una delle prime donne tedesche con cui ho fatto amicizia qui dopo un incontro politico mi disse "che bello, mai potevo pensare stasera di conoscere una napoletana vera, voi napoletani siete così allegri". Pensai quasi di dirle che avevo dimenticato il mandolino a casa.
Stereotipi. I napoletani hanno il sole dentro, però sono camorristi, i siciliani sono passionali  ma anche mafiosi, gli americani sono tutti guerrafondai, i rom rubano, i neri hanno la musica nel sangue ma puzzano, i polacchi sono tutti ubriaconi, i francesi hanno la puzza sotto al naso, ma anche basta. 

Perché l'odio per gli ebrei e il conseguente sterminio per il progetto di un pazzo che nazioni intere si misero a seguire nasce dagli stereotipi ad essi legati: gli ebrei sono usurai, hanno portato la peste, hanno ucciso Gesù. 

Gli ebrei oggi sterminano i palestinesi, qualcuno dice. Confondendo lo stato di Israele con i seguaci di una religione. Israele non è "gli ebrei", Mussolini non era gli italiani, Hitler non era "i tedeschi".
L'essenza degli esseri umani è in parte dovuta al proprio patrimonio genetico, in parte a una serie di fattori culturali, economici, perfino climatici a cui l'individuo è esposto sin dalla nascita. Un tedesco che vive in Italia per 10 anni non sarà mai più come era prima. Un bambino rom adottato da piccolo da una famiglia inglese o di un qualsiasi altro paese non credo si metterebbe a chiedere a chiedere l'elemosina in automatico quando passa per un casello autostradale. 

L'unica razza che esiste è la razza umana, e può essere meravigliosa ma anche crudele. La storia ce lo insegna e noi dobbiamo ricordare per non ripeterla. Perché i nuovi ebrei potrebbero essere gli immigrati, i rom, i messicani, e con il vento nazionalista che si fa strada in tutto il mondo, l'amnesia colpevole che permette il ritorno del razzismo è dietro l'angolo, e potrebbe non avere i baffetti ma volti angelici quasi rassicuranti, potrebbe non vestire uniformi ma felpe colorate. Sta a noi ricordare e riconoscere un passato che non vogliamo torni più.