venerdì 27 gennaio 2017

L'amnesia è dietro l'angolo

"E' avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire." (Primo Levi)
Il 27 gennaio è la giornata della memoria, tutto il mondo ricorda l'Olocausto, tutto il mondo ricorda l'irrompere dell'Armata Rossa nel campo di sterminio di Aushwitz che rese tangibile e visibile al mondo intero quello che lì dentro era accaduto. Migliaia di uomini donne e bambini barbaramente uccisi solo perché ebrei, o sgraditi al regime nazista. 

Ma oggi non basta ricordare questo massacro, bisognerebbe riflettere su come sia stato possibile arrivarci, perché purtroppo potrebbe succedere ancora, e forse sta già succedendo. Bisognerebbe rintracciare il seme dell'odio, e distruggerlo, coscienti che esso spesso è nascosto tra altri semi, e si mimetizza, si nasconde, e continua ad essere piantato ogni giorno. 
Dovremmo cominciare a ripensare quella straordinaria creatura che è l'essere umano, come una meraviglia di un Dio onnipotente o di un meraviglioso disegno della natura, e provare ad abbattere ogni stereotipo e ogni generalizzazione. 

E' la prima volta che passo il giorno della memoria in Germania, e questo mi porta a fare considerazioni nuove. Qui la parola nazismo è tabù. Se qualcuno provasse a pronunciarla in un bar affollato, si girerebbero tutti per vedere chi l'ha pronunciata. 
Qualche anno fa un mio amico che ha sposato una donna tedesca mi raccontava che i cittadini comuni erano abbastanza favorevoli affinché venissero concessi alla Grecia nuovi aiuti finanziari, perché sperava che una ipotetica generosità potesse fare dimenticare al mondo quello che avevano fatto, e per cui si sentivano ancora in colpa. 

Del resto che i tedeschi siano un popolo che gode dell'antipatia di molti è vero, io stessa prima di mettere piede in Germania ero piena di pregiudizi. 
Nei primi viaggi che feci qui a volte mi capitava di guardare la gente seduta al bar, con un boccale di birra davanti, a parlottare allegramente con gli amici e mi chiedevo come era stato possibile che questa stessa gente che mi sembrava pacifica e gaudente si era potuta trasformare in un esercito di assassini criminali. 

Oggi leggo ancora su qualche bacheca di FB "sono passati 72 anni ma i tedeschi non sono cambiati". Ma che memoria è quella che dimentica che gli italiani erano gli alleati dei tedeschi, che li hanno aiutati a compiere lo sterminio, che le leggi razziali erano in vigore anche nel nostro paese? Certo, non tutti gli italiani tacquero, e quelli che rimasero in silenzio non lo fecero tutti per lo stesso motivo. 
Allora basta, ma proprio basta con gli stereotipi, perchè tutti ne possiamo essere vittime. 

Pensate che una delle prime donne tedesche con cui ho fatto amicizia qui dopo un incontro politico mi disse "che bello, mai potevo pensare stasera di conoscere una napoletana vera, voi napoletani siete così allegri". Pensai quasi di dirle che avevo dimenticato il mandolino a casa.
Stereotipi. I napoletani hanno il sole dentro, però sono camorristi, i siciliani sono passionali  ma anche mafiosi, gli americani sono tutti guerrafondai, i rom rubano, i neri hanno la musica nel sangue ma puzzano, i polacchi sono tutti ubriaconi, i francesi hanno la puzza sotto al naso, ma anche basta. 

Perché l'odio per gli ebrei e il conseguente sterminio per il progetto di un pazzo che nazioni intere si misero a seguire nasce dagli stereotipi ad essi legati: gli ebrei sono usurai, hanno portato la peste, hanno ucciso Gesù. 

Gli ebrei oggi sterminano i palestinesi, qualcuno dice. Confondendo lo stato di Israele con i seguaci di una religione. Israele non è "gli ebrei", Mussolini non era gli italiani, Hitler non era "i tedeschi".
L'essenza degli esseri umani è in parte dovuta al proprio patrimonio genetico, in parte a una serie di fattori culturali, economici, perfino climatici a cui l'individuo è esposto sin dalla nascita. Un tedesco che vive in Italia per 10 anni non sarà mai più come era prima. Un bambino rom adottato da piccolo da una famiglia inglese o di un qualsiasi altro paese non credo si metterebbe a chiedere a chiedere l'elemosina in automatico quando passa per un casello autostradale. 

L'unica razza che esiste è la razza umana, e può essere meravigliosa ma anche crudele. La storia ce lo insegna e noi dobbiamo ricordare per non ripeterla. Perché i nuovi ebrei potrebbero essere gli immigrati, i rom, i messicani, e con il vento nazionalista che si fa strada in tutto il mondo, l'amnesia colpevole che permette il ritorno del razzismo è dietro l'angolo, e potrebbe non avere i baffetti ma volti angelici quasi rassicuranti, potrebbe non vestire uniformi ma felpe colorate. Sta a noi ricordare e riconoscere un passato che non vogliamo torni più. 

giovedì 26 gennaio 2017

Il tempo non torna più



''Esci dal blog Beppe, esci da questo streaming''tuonava Renzi nel febbraio del 2014.
Però Grillo non lo ha ascoltato. E siccome il segretario del PD non è riuscito a farlo uscire dal blog,se ne è fatto uno e ci è entrato pure lui. Del resto in qualche maniera dovrà pure occupare il tempo ora che non è più il Presidente del Consiglio. Un po' come me. Solo che io non sono il segretario di un partito.

Matteo Renzi apre dunque il suo blog, e lo inaugura con un post intitolato "Il futuro prima o poi torna". Suggestioni futuristiche che rimandano alla saga cinematografica che portò al successo Michael J. Fox.

Bello, forse non troppo originale, ma a me piace la fantascienza. Perché di fantascienza si tratta. Di un uomo che vive in una realtà parallela, che si immagina di aver fatto passi avanti nei suoi 1000 giorni di disastri, si immagina di poter camminare al fianco della gente.

Completamente staccato dalla realtà non fa un minimo accenno alle sofferenze del centro Italia in questo momento, dei morti sotto le macerie, dei ritardi nei soccorsi, di Almaviva che chiude, no, lui parla solo di cose belle. Che poi, queste cose belle che lui avrebbe fatto quali sono? Una legge elettorale così bella che il mondo intero ci avrebbe copiato, ma che la Consulta ha smontato in gran parte? La riforma Madia anch'essa bocciata per difetti di incostituzionalità? La Buona Scuola che è un disastro completo che è sotto gli occhi di tutti?


Completamente staccato dalla realtà, dal paese reale, Renzi e i renziani hanno inseguito Grillo più volte, sul campo della comunicazione. Un esempio è l'utilizzo di tematiche anticasta, come il finanziamento ai partiti, un altro è l'utilizzo aggressivo dei social. Ma se ti metti a inseguire l'avversario sulle sue specialità sei perdente, perché sei in ritardo, arrivi dopo e non lo raggiungerai mai.

Inoltre se è vero che sia Grillo che Renzi si muovono ormai su dimensioni parallele, agganciate alla realtà solo da esigui fili, c'è però da aggiungere che Grillo si aggrappa all'indignazione qualunquista, e non al cieco ottimismo, e numericamente gli indignati sono di più di quelli che vanno in giro con gli occhiali rosa.

Ma torniamo al titolo del post di esordio di Renzi, che rimanda a "Ritorno al futuro". Nel film il protagonista sa che il passato non deve essere sconvolto da azioni compiute nel futuro, altrimenti tutto cambia e potrebbero esserci risvolti irreversibili. Nel geniale film l'importanza della storia non è negata, anzi, e della storia non dovremmo dimenticarci mai, per non ripiombare negli stessi errori.

Matteo Renzi ha invece compiuto nel presente manipolazioni tali (sia il jobs act un esempio per tutti quelli che si potrebbero fare) che il futuro del PD non potrà più essere lo stesso. Per dirla fuori dai denti, il 40% delle elezioni europee non tornerà più, e a mio parere neanche il quasi 26% che il PD prese portando avanti il programma Italia Bene Comune di Bersani.

Insomma, blog o non blog, mi verrebbe da citare una canzone, la famosa "Il tempo non torna più", ma se proprio vogliamo restare sul film "Ritorno al futuro", ho come l'impressione che Doc, che somiglia tanto a Bernie Sanders, sulla DeLorean non gli farà manco mettere piede.




domenica 22 gennaio 2017

la domanda del giorno

Leggo da migliaia di chilometri le storie della mia città. La storia di questi giorni è quella di Ciro, commerciante della Duchesca, e della sua intervista alla trasmissione "Chi l'ha visto?" dove raccontava della sparatoria avvenuta a pochi passi dal suo negozio, in cui era rimasta ferita una bambina di 10 anni. 
Denunciava il degrado del quartiere, nel video. E' diventato un caso mediatico. Si sono susseguite intervista a testate nazionali (leggi qui) video di molti giornali on line locali, e emittenti private. Ciro si sente lasciato solo, leggo che dopo quell'intervista nessuno fa la spesa da lui. Leggo da qualche parte che è stato minacciato, che vuole lasciare Napoli.In un video sento parlare di una vetrina rotta. Sui social la storia di Ciro diventa oggetto di un post di Saviano. 
Ne parla anche l'assessore del Comune di Napoli Enrico Panini. Il presidente di Municipalità Francesco Chirico lo va a trovare con altri rappresentanti istituzionali.  
 In un video vedo una discreta folla che fa la spesa da Ciro, la generosità non riguarda i soli napoletani, un ragazzo intervistato racconta di essere venuto apposta da Milano per comprare il panino da Ciro. In un altro video sento parlare di una vetrina rotta. 
Su una delle tantissime testate che hanno raccontato la storia del salumiere di via Maddalena leggo: 

"Ciro non deve essere lasciato solo: basta prendersela con le istituzioni e le personalità, già sappiamo che nella maggior parte dei casi non vanno oltre le parole; non possiamo aspettarci molto da loro se non la ricerca di un tornaconto di immagine. Sono i Napoletani a dover fare qualcosa, sono loro a dover scendere di casa per andare nella salumeria di Ciro Scarciello, in via Maddalena 36. Sono i Napoletani che hanno l’obbligo di di non lasciare solo un concittadino onesto e che si è esposto in prima persona contro un male che può apparire insormontabile e lo è, se ci fermiamo a mettere “mi piace” a un post."leggi qui

Ah. E' così che funziona. Il cuore dei napoletani che deve supplire la mancanza delle istituzioni. Non lo sapevo. Non lo sapevo e non lo voglio sapere, non lo voglio accettare. Questa mentalità è la continuazione ideale del pensiero Napoli-pizza-sole-mandolino, del "chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato", della meno innocente delle semplificazioni sulla mia città.
Forse la cosa mi colpisce in prima persona, essendo la mia famiglia molti anni fa stata minacciata da un malvivente, minacce pesanti che furono registrate in un'aula di Tribunale, minacce dopo le quali nessuno pensò mai di proteggerci. Minacce che per fortuna il pregiudicato non potette mettere in atto, poiché appena uscito dal carcere pensò di recarsi prima a fare una rapina. Forse da noi sarebbe venuto dopo. Solo che morì in un conflitto a fuoco. Lo apprendemmo dai giornali. Non sapevamo neanche che fosse stato rilasciato. Nessuno ci aveva avvisati. Nessuno. Qualcuno che sapeva ci fece, ridendo, persino gli auguri per lo scampato pericolo. 
Sono passati tanti anni da allora, ma a quanto pare le cose non sono cambiate molto. Non si risolve il degrado di un quartiere con una spesa solidale. Se Ciro invece del salumiere fosse stato un impiegato che lavorava in un ufficio lì vicino, in che modo "il grande cuore di Napoli" avrebbe dovuto mostrare la sua generosità? 
Ciro ha diritto di vivere a Napoli, di lavorare tranquillo, di essere difeso dalle istituzioni. Ciro ha il diritto di aprire il negozio senza dover temere di beccarsi una pallottola. Avrebbe anche il diritto anche di non essere strumentalizzato, utilizzato dai giornali, ma questa è un'altra questione molto più delicata, dai confini meno marcati. 
Cosa succederà quando i riflettori si spegneranno, le spese solidali si fermeranno e tutto sembrerà non essere mai accaduto? Ecco, mentre voi vi mangiate un bel panino alla Duchesca io mi faccio questa domanda, e vorrei non avere la risposta.   
(illustrazione a cura di MGF) 




mercoledì 18 gennaio 2017

Parla di Napoli e poi muori

Se c'è un argomento del quale sia difficile parlare senza scadere nelle banalità, nei luoghi comuni, senza tirarsi addosso le ire funeste di molti, ebbene quell'argomento è la mia città, Napoli. Perché è così compressa e complicata, è un tale groviglio di straordinarie peculiarità e contraddizioni che neanche chi come me ci è nata e cresciuta, può essere sicura di averne afferrato l'essenza. 
E poi ogni volta che qualcuno parla di Napoli scatena una polemica, che sia Mughini, o Sgarbi, o Saviano, sbagliano tutti. Perché è così. Perché sbaglia chiunque pensi di poterla capire fino in fondo, chi ci si accosta con piglio troppo sicuro, perché a Napoli ci si deve accostare in punta di piedi, senza fare rumore, con rispetto. 
Probabilmente sto sbagliando pure io, però lo metto in conto, e ne parlo da figlia devota, orgogliosa, grata, per quanto Napoli ha saputo insegnarmi, e per quanto ancora mi insegna anche ora che ne sono lontana. Napoli trascurata dalla politica nazionale, se non per farci le campagne elettorali, Napoli vilipesa, tradita, mostrata ai telegiornali tra montagne di rifiuti. Napoli che non ci sta, che vuole risorgere, che vota un sindaco ex magistrato forse anche per dispetto, per strapparla a chi indegno ed ingrato l'aveva ridotta così. 
Napoli che non è Gomorra, ma che è anche Gomorra, perché quando io ho visto il film tratto dal romanzo di Saviano mi sono sentita male fisicamente, perché ho rivisto scene di vita quotidiana che già conoscevo, visto che  all'epoca insegnavo in una zona che viene chiamata "il Bronx di San Giovanni" e se la chiamano così un motivo ci sarà. 
Napoli ultimamente non va d'accordo col PD, alle amministrative sono già due volte che non arriva neanche al ballottaggio, e pensare che anni fa Napoli era una delle sue maggiori roccaforti. Eppure Matteo Renzi ci si era messo d'impegno per recuperare, ultimamente ci veniva spesso. Poi certo, si metteva a fare il braccio di ferro col Sindaco scelto dai napoletani per Bagnoli ed altre questioni, incurante del fatto che la mancata collaborazione tra istituzioni crea ritardi che paga la popolazione, ma lui è così, è un uomo puntiglioso, di principio. 
Quando Renzi era il Presidente del Consiglio e veniva a Napoli ce ne accorgevamo tutti. La città era blindata, che tu uscendo di casa e vedendo tanto dispiegamento delle forze dell'ordine pensavi: "Madonna, non ho sentito il telegiornale prima di scendere, vuoi vedere che è in atto un colpo di Stato e non lo so?" E invece c'era solo Renzi in visita a inaugurare qualcosa. 
Ieri, invece, che Renzi è stato a Napoli non se ne era accorto nessuno, è venuto in incognito, senza dire nulla, a parte poi scrivere un post su FB, e far rimbalzare la notizia tra un giornale e una trasmissione TV. 
E' venuto a Napoli, e mica perché il giorno precedente c'era stata una infuocata direzione PD in cui un gruppo di amministratori locali di fatto sfiduciava il segretario provinciale Carpentieri, ultimamente molto in difficoltà, no. Mica è venuto a riportare un po' di pace in un partito dilaniato, in cui la rottamazione non ha prodotto buoni frutti,la cui sede qualcuno definisce "le catacombe di via Toledo". Lui quando era il Presidente del Consiglio agiva da Segretario di partito, ora che è solo Segretario viene a Napoli a fare il turista.  
Non dice niente a nessuno ma poi ci racconta tutto, dal pranzo con il suo amico pediatra fratello di Giancarlo Siani, con cui discute della "necessità di scommettere sulla cultura e sull'educazione come presupposto della legalità".
Bella frase, non c'è che dire, solo che io non sono d'accordo sul come Renzi intenda scommettere, affinché quella frase non resti un bell'enunciato. Perché quando l'ha avuta l'opportunità di fare qualcosa, e di investire soldi per la cultura, non ha trovato nulla di meglio che elargire un bonus lotteria di 500 euro ai diciottenni, a prescindere dal reddito, mentre avrebbe potuto con gli stessi soldi pensare a qualcosa di meno demagogico e più efficace. Tanto poi i neo-maggiorenni al referendum del 4 dicembre hanno votato No, non ti compri il voto di un ragazzo con una mancia.  
Dopo il pranzo Matteo Renzi si è recato a Scampia e coglie l'occasione per ricordare che il suo governo " ha stanziato molti fondi per le periferie e ha messo a disposizione del Comune di Napoli le cifre necessarie per abbattere le famigerate Vele, ma non bastano i soldi. Occorre un progetto complessivo, perché le persone per ripartire ci sono e ne ho incontrate diverse anche oggi."
Ovviamente le persone sono quelle che ha incontrato lui, il progetto è quello che ha in mente lui, che ha capito Scampia in poche ore, mentre io mi ci continuo a perdere ogni volta che ci vado, tanto è disorientante quel reticolo di strade e di palazzi tutti uguali, tutti informi, tutti grigi. Da anni associazioni, volontari, comitati cittadini agiscono su quel territorio, a volte ottenendo grandi risultati, a volte sbattendoci la testa e restando con un grande senso di frustrazione. Ci vuole un progetto complessivo. Non ci avevano pensato, meno male che Renzi c'è. 
Ma il meglio della banalità viene alla fine del post su FB con cui Renzi ci ha informato della sua discesa partenopea, che a mio parere è contenuto nella frase "lontano dai flash e dalle polemiche, ma vicino alle difficoltà della quotidianità". Ho detto banalità ma forse avrei dovuto dire falsità, perché se voleva davvero stare lontano dalle polemiche questa piccola lezione di vita doveva tenersela per sé e non dispensare la sua raggiunta saggezza Urbis et Orbis.
Falso, come una banconota del Monopoli, falso, come il suo "Enrico stai sereno", o il "Se perdo il referendum lascio la politica", o "non voglio diventare il Presidente del Consiglio prima di passare dalle urne elettorali". 
Fa bene de Magistris ad ironizzare sulla passeggiata napoletana di Renzi, "Renzi premier di strada? Ma per quello abbiamo il marchio registrato",leggi qui perché a volte l'ironia stende al tappeto la retorica meglio di un gancio sinistro. 
Caro Matteo, insomma, non sei stato credibile, e per dirtela come si dice a Napoli: "fatte accattà a chi nun te sape".traduzione E se non capisci cosa significa, torna a Scampia e fattelo spiegare. 



lunedì 16 gennaio 2017

blue monday: tanto domani è un altro giorno.

Ho letto che oggi è il blue monday, il giorno più triste dell'anno, in cui prevalgono le visioni negative su quelle positive. Secondo alcuni l'ideatore di questa ricorrenza sarebbe Cliff Arnall, uno psicologo dell'Università di Cardiff, che nei primi anni 2000 ha calcolato questa data con esattezza, il terzo lunedì di gennaio, tramite una complicata equazione che prende in esame variabili come il meteo, i sensi di colpa per le spese pazze di Natale, il calo motivazionale dopo il periodo festivo e la necessità di darsi da fare. 
Però secondo qualcuno l'invenzione della giornata della tristezza è una trovata pubblicitaria di una agenzia di viaggi, la Sky Travel, che proponeva un bel viaggio per scacciare la malinconia. 
Bene, mi sembra di essere finita nel testo di Poster di Claudio Baglioni, e mentre sto dietro al monitor del mio pc, mentre fuori tutto è innevato, sogno di sfuggire questa celeste nostalgia scappando in un posto caldo e assolato, Certo che tra Baglioni e Cocciante c'è poco da stare allegri. 
Però visto che soldi non ne ho mi faccio un giro per il mare del web. 
La malinconia comincia a peggiorare. Non credo sia colpa delle mie spese natalizie, e neanche dei due chili in più che ho preso. E vabbe' sono tre, ma me li porto bene. 
Leggo di emigranti sulla rotta dei Balcani che muoiono di freddo, è disumano.
Vago ancora. I personaggi che animano i gruppi parlamentari di Sinistra Italiana sono arrivati al "tutti contro tutti", si susseguono post su FB, Comunicati Stampa, e ho come il sospetto che le differenze di posizione possano nascondere un volersi contare, per stabilire chi è il padrone del Vapore, un vaporetto che a quanto pare ha imbarcato per ora ben poche persone. Non è il Caremar, e non stiamo andando ad Ischia per ferragosto. 
I giornali ci sguazzano. Ovvio. Meglio parlare dei litigi a sinistra che delle stime dei disoccupati in Italia. Che neanche i 5 stelle vanno d'accordo tra di loro ce lo ha raccontato ieri nella sua intervista Matteo Renzi, che forse farebbe meglio a pensare ai litigi in casa sua, che non mi pare stiano messi così bene.  L'unico che sembra dare importanza al valore dell'armonia e dell'unione è Silvio Berlusconi, che prova a convincere i suoi che sono ancora forti, e che lui ha 35 anni. Manco il blue monday gli fa nulla. Che noia. Altro giro sui giornali. 
 L'Ipr Marketing del Sole 24 ore pubblica il sondaggio sul gradimento dei Sindaci d'Italia, e l'Ansa e gli altri giornali rilanciano la notizia, mettendo in risalto che il M5s occupa con la sindaca di Torino e quella di Roma sia la prima che la penultima posizione. Povera Raggi, tuonano i grillini, la colpa è della stampa che le sta addosso. 
Pizzarotti, ora indipendente, si tiene alto, al terzo posto, il M5s c'è o non c'è pare quasi non cambi nulla. Tabto mica da' la linea politica, al massimo dei segmenti di retta. 
In grande risalita de Magistris, che è quarto, ma l'Ansa non sembra rilevarlo, anche altri giornali focalizzano l'attenzione sui risultati grillini e trascurano gli altri dati, a mio parere. 
Leggo ancora che la UE vuole una manovra da 3,4 miliardi, cosa da niente. Ci venderemo le mutande. Noi, mica i banchieri, ovviamente. 
Basta, ora accendo la TV, mi becco Lucia Annunziata intervistata da Augias che parla di bufale, di web, di complottismo. A un certo punto sento Augias che dice: "Non vorrei che poi per smentire una notizia vera basti alzare le spalle e dire che è una bufala." Azz, penso, forse si è letto il post di Saviano che provava a smentire la storia che gli studenti di una scuola di Forlì per incontrarlo dovevano comprarsi il suo libro, che poi però è risultato tutto vero, perchè sul sito della scuola c'era pure la circolare firmata dal Dirigente Scolastico. 
Povero Saviano, già era uscito un po' malconcio dalla polemica col Sindaco di Napoli. 
A Napoli in molti non lo osannano più ed ora salta pure l'incontro di Forlì, che ha disdetto per paura di strumentalizzazioni, dei ragazzi, lui dice. Solo che gli studenti nessuno li aveva chiamati in causa. Bah. 
Esco, affondo i piedi nella neve soffice, come sono carine le impronte che lascio, ma porca miseria ho già i piedi bagnati. Devo andare dal medico, e mi tocca raccontare la mia storia clinica in inglese. Non è divertente, specie quando per tre volte la dottoressa mi chiede se sono incinta. Le devo ribadisco che ho 53 anni e lei mi risponde che non sarebbe un problema. Mi deve aver preso per Gianna Nannini. 
Supermercato, spesa veloce. Compro una pizza surgelata, la mangio, sa di gomma.   Penso a Michele al Trianon, a Di Matteo, a una bella margherita come si deve, e poi zeppole, panzarotti, fiori di zucca imbottiti, scagnuzzielli (triangoli di polenta fritta) e capisco all'intrasatta che Cliff Arnal tiene proprio ragione, solo che questo inglesismo, questo blue monday non rende l'idea, questo non è un lunedì malinconico, no, è proprio un lunedì di merda. Ma che me ne importa, io tanto so' Rossella, e domani è un altro giorno. 



domenica 15 gennaio 2017

L'Unità chiude e io non mi sento tanto bene

Pare che l'Unità sia in difficoltà, chiuda. leggi qui 
I suoi archivi sono anche spariti. leggi qui
Neanche io mi sento tanto bene.
 Eh no, perché in giro non solo non c'è ancora un partito che io possa riconoscere come partito di sinistra, ma perché non c'è neanche un giornale che si faccia carico di fare cronaca decente dei fatti politici che accadono in Italia. Chi scrive un giornale orienta mediante la linea editoriale il suo pensiero, e a quanto pare l'Unità, storico giornale fondato da Gramsci, non è più riconosciuto dal popolo rosso come portatore del proprio pensiero, e nello stesso tempo non ha molto a che fare col nuovo popolo del PD, sempre che un popolo del PD esista ancora.
Noi insegnanti che abbiamo combattuto quando la Buona Scuola era ancora un DDL sappiamo bene come la stampa abbia continuamente minimizzato, o addirittura ignorato le nostre proteste. Una delle firme dell'Unità, Rondolino, si è addirittura scagliato contro gli insegnanti diverse volte, con una violenza verbale che definire inelegante sarebbe un eufemismo. qui uno dei tweet.
Denigrare chi protesta, metterlo nell'angolo, minimizzare, far finta di non accorgersi se un Rondolino qualsiasi scantona, puntare il dito scandalizzati se un insegnante usa il termine deportazione per parlare dei trasferimenti degli insegnanti. E ancora magnificare l'opera del governo, esaltare la riforma costituzionale, nascondere le incongruenze di chi da una parte diceva di voler abolire il Senato, mentre ne aboliva solo l'elezione diretta, ma mostrava una scheda fasulla in TV.
Il giornale che sceglie di porre l'accento sui congiuntivi sbagliati di Di Maio (un vero orrore per me)  in prima pagina e relega invece in un trafiletto notizie di scandali bancari, appalti truccati, inchieste giudiziarie, opera una scelta manipolativa della realtà, orienta il lettore, che spesso si sente imbrogliato.
Quando poi hai partecipato a una manifestazione in cui eravate in tanti, e lo sai, perché tu eri lì, e ritrovi un trafiletto che parla di pochi manifestanti e enfatizza l'unico episodio di una vetrina rotta, e questo mi è accaduto ultimamente troppe volte, allora hai ben chiaro il senso di tutto ciò: l'Italia ha due facce, quella reale e quella che compare sui giornali.
Non scrivo più da tempo per nessuna testata on line, mi piace più svolgere il ruolo di lettrice che quello di scrittrice, però mi piace condividere con qualcuno di voi i miei pensieri su questo blog, in piena libertà.
Mi piacerebbe che i giornalisti potessero essere liberi, e non doversi conservare il posto di lavoro compiacendo il potere.
Oggi in prima pagina su La Repubblica compare un'intervista a Renzi, priva di domande scomode. Manca solo il violino in sottofondo.
Mi piace allora ricordare la poesia tratta dall'Antologia di Spoon River, in assoluto il mio libro preferito, che ogni anno ricopiavo sulla prima pagina della mia agenda, quando andavo al liceo.
Non sono cambiata poi tanto. Ancora oggi ne traggo ispirazione.

Carl Hamblin

La rotativa del "Clarion" di Spoon River fu distrutta, 
e io impeciato e impiumato, 
perché il giorno che gli Anarchici furono impiccati a Chicago 
pubblicai questo: 
"Ho visto una donna bellissima con gli occhi bendati 
sui gradini di un tempio di marmo. 
Una grande folla le passava dinanzi, 
i volti imploranti alzati verso di lei. 
Nella sinistra impugnava una spada. 
Brandendo quella spada, 
colpiva ora un bimbo, ora un operaio, 
ora una donna in fuga, ora un pazzo. 
Nella destra teneva una bilancia: 
nella bilancia venivano gettate monete d'oro 
da chi scampava ai colpi della spada. 
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto: 
"Non guarda in faccia nessuno". 
Poi un giovane con berretto rosso 
le fu accanto con un balzo e le strappò la benda. 
Ed ecco, le ciglia erano state corrose 
dal marcio delle palpebre; 
le pupille bruciate da un muco lattiginoso; 
la follia di un'anima morente 
era scritta su quel volto 
allora la folla capì perché portasse la benda". 



venerdì 13 gennaio 2017

Ci voleva Fiorello

"Basta cronaca nera in tv a tutte le ore del giorno con schizzi di sangue e collegamenti dalle case dell'orrore. Di questi casi si occupino i tg e la magistratura e non i rotocalchi": è l'accorato video appello di Rosario Fiorello, ripreso con uno smartphone e postato stamattina sui suoi canali social rivolgendosi alle reti generaliste e "ad Antonio Campo Dall'Orto e Piersilvio Berlusconi" in primis.

Ore e ore di trasmissioni, con immagini e spiegazioni dettagliate, "non fanno altro che spaventare bambini e anziani e scatenare anche fenomeni di emulazione". Fiorello parla da spettatore. "Io non sono nessuno - chiarisce - e lavoro in tv quando ne ho l'opportunità. Non voglio criticare il lavoro degli altri o le scelte editoriali delle reti, ma vorrei porre uno spunto di riflessione. E' possibile intervenire ed eliminare una volta per tutte questi casi dai rotocalchi? Nel pomeriggio una volta si faceva gossip, si sorrideva di Briatore o della Tatangelo... Parlate di libri, parlate di storia. Non potete ammorbare il pubblico per ore con dettagli di cronaca nera.
Davanti alla tv - aggiunge Fiorello - ci sono anche i bambini... Mia mamma e gli anziani come lei sono terrorizzati".
Ma, è l'amara conclusione, "quelli che decidono vedono che gli ascolti di queste cose funzionano e 'glie danno dentro'. 
Chi vuole delinquere guarda la tv, naviga in rete, trova facilmente indicazioni su come fare e compie altri delitti. Non faccio nomi di trasmissioni e di programmi, ma vi prego - conclude Fiorello - cambiate registro, datevi nuove regole". fonte Ansa 
Parole di assoluto buon senso, che invocano l'etica messa da parte per seguire gli ascolti, che chiedono una riflessione sull'opportunità che dovrebbe prevalere sull'opportunismo. 
La verità è che in tanti non ne possono più, ma sono quei tanti che forse la TV la guardano sempre meno, mentre esiste una fascia di telespettatori che resta supina, che subisce ogni contenuto, che è diventata una passiva platea di giurati silenti di processi mediatici. 
Perché i casi di cronaca nera non vengono solo annunciati o raccontati, vengono esaminati da stuoli di ospiti, qualificati o meno, ci sono gli avvocati, i criminologi, persone che per motivi professionali hanno a che fare con la giustizia, ma anche personaggi dello spettacolo, che pure hanno sempre un'opinione sulla vicenda. 
Poi c'è la caccia al supertestimone, allo scoop, quasi come se le trasmissioni televisive potessero sostituirsi al lavoro degli inquirenti, come se la ricerca della verità dovesse avvenire in uno studio televisivo anziché in un'aula di tribunale.
I particolari agghiaccianti vengono ripetuti più volte al giorno, in un magma mediatico che avvolge prove del DNA, incidenti probatori, intercettazioni, arme del delitto. 
Non c'è alcun rispetto per le vittime, nessuna umanità, nessun riguardo. Ogni tanto c'è anche il giornalista?! che chiede al parente della vittima, magari un genitore, come si sente in quel momento, cosa vorrebbe dire all'assassino, e altre domande che proprio si potrebbero risparmiare.
Ci voleva Fiorello per dire che bisognerebbe smetterla, che bisognerebbe farsi domande sulla possibilità che un tale accanimento mediatico possa provocare emulazioni? 
Probabilmente le cose che ha detto Fiorello le pensiamo in tanti, e probabilmente le parole dello showman hanno un suono diverso visto che sono state pronunciate dopo la recente polemica che ha investito la conduttrice Barbara D'Urso che ha usato parole discutibili parlando in trasmissione con la ragazza di Messina bruciata fuori alla porta di casa dal suo fidanzato. leggi 
Fiorello deve ricordare un dovere morale che chi fa spettacolo dovrebbe avere molto bene in mente, mentre conduttori poco qualificati devono parlare di casi di cronaca nera. 
Siamo arrivati al sonno della ragione, e anche di quelli che dovrebbero vigilare. 

giovedì 12 gennaio 2017

Non è più tempo di catene di cuoricini

In questi giorni è girata una catena che si ripropone periodicamente su FB: ti mandano un messaggio privato che chiede di mettere un cuore sulla bacheca senza scrivere altro per la prevenzione del cancro della mammella. 
Le catene in genere mi lasciano indifferente, le spezzo sistematicamente, e non me ne sento in colpa. 
Con la storia dei cuoricini è stato un po' diverso perché ho letto un post molto discreto, ma che invitava alla riflessione di una mia cara amica che la sua battaglia contro il "male" l'ha combattuta in prima persona.
Così ho scritto un post che spiegava il perché avevo rotto la catena e che terminava dicendo "più mammografie, meno cuoricini".
Ovviamente forse chi ha invece accettato di mettere il cuore in bacheca può prendere un post critico come un rimprovero, e ci sono stati commenti al riguardo. Qualcuno dice che queste catene servirebbero a tracciare gli utenti allo scopo di ricerche pubblicitarie, quindi questi giochini nasconderebbero fini molto meno nobili della prevenzione in medicina e scopi benefici in generale. Ma senza entrare nella questione, io mi chiedo invece quanto è realmente efficace questo tipo di azione. Un cuoricino in bacheca basta a sensibilizzare la popolazione sul tema? Personalmente credo di no. Personalmente credo che a volte le azioni sui social rischiano di diventare una sublimazione di azioni di impegno e civile e di lotta che dovrebbero esserci in prima linea. I cuoricini, i post, i social bombing (come quello che riempì la bacheca di Salvini di gattini, per intenderci) possono essere anche azioni simpatiche, ma da qui a sostituire una manifestazione, un sit in, un corteo, uno sciopero, ce ne passa. 
Da anima divisa in due, in questo momento, sono molto preoccupata. Perché mentre c'è chi mette i cuoricini in bacheca, nella mia città sta per chiudere il Consultorio. 
Quindi se poi l'azione dei cuoricini avesse avuto effetto e tutte le donne di Portici avessero deciso di prendersi cura del proprio corpo (in realtà molte già lo fanno) dove dovrebbero recarsi?
La questione non è sorta all'improvviso, la chiusura era paventata già dal 2015. Nulla è stata fatto per evitarla. Chiusura per motivi di sfratto: il locale in cui il Consultorio è ubicato è privato, e la Asl Napoli 3 da tempo non paga l'affitto, che i proprietari erano anche disposti a ribassare. Leggendo  l'articolo a firma di Dario Striano "Circa tremila prestazioni di ginecologia l’anno; oltre seimila vaccinazioni1600 assistenze psicologiche600 prestazioni annuali di mediazione familiare1500 accessi per l’area neuropsichiatrica e ancora corsi di preparazione al parto e spazio dedicato agli adolescenti: numeri da eccellenza campana che però non riuscirebbero a salvare le sorti dello storico consultorio di Portici, diventato nel corso dei tanti anni di attività sul territorio un punto di riferimento importante per gli utenti porticesi e dei comuni limitrofi." possiamo capire di più su come si è creata nel tempo questa incresciosa situazione.
Quello che un articolo di giornale non ci può spiegare, invece, è cosa possiamo fare noi per evitare che una simile sciagura si abbatta sulla città. Io mi augurerei, per le donne, i bambini, per tutta la cittadinanza porticese, che la città sappia rispondere con una mobilitazione di massa, che sappia unirsi su un obiettivo comune, che è di interesse generale ma che riguarda soprattutto le fasce socialmente più deboli visto che chi i soldi ce li ha può sempre rivolgersi alla sanità privata. 
Mi auguro quindi di vedere meno post su Fb che inneggiano a cercare il responsabile, tanto lo sappiamo già, questo gioco dello scarica barile a Portici vede parecchi campioni nazionali di quello che è diventato da anni uno sport olimpionico. 
Meno cuoricini, più mammografie, avevo scritto. 
Ora dico: meno chiacchiere su fb, più manifestazioni di lotta. 
La sanità in Campania è al tracollo, le politiche nazionali per la sanità sono a dir poco disastrose e il presidio del Consultorio di Portici non possiamo permetterci di perderlo. 

p.s. se organizzate, se organizziamo, mi metto su un aereo e in due ore sono lì. 

martedì 10 gennaio 2017

A stà luntane comme sape amare

Mia cara madre,
 ho passato qui Natale, lontana dalla mia amata terra, la Campania Felix, che però è anche una terra martoriata, maltrattata, depredata.
Quando la vita mi ha dato l'occasione di andarmene per un po', nelle condizioni di emigrante di lusso, l'ho presa come una occasione di crescita, conoscevo già la Germania e sapevo che, clima a parte, non mi ci sarei trovata troppo male, anzi.
In fondo in Campania i servizi pubblici sono allo stremo da un bel po'.
In questo mio andirivieni, un po' in terra teutonica, un po' a Portici, ridente cittadina ai piedi del Vesuvio, sono diventata un'anima divisa in due.
Cerco di spiegarmi meglio. Quando qualche mese fa durante il viaggio in auto che ho fatto per tornare a Napoli alla fine di novembre mi sentii male, mi portarono al pronto soccorso in Svizzera, dalle parti di Lugano. La cosa si risolse in poche ore, niente file, cortesia estrema, ogni operatore sanitario che si presentava al mio cospetto lo faceva sul serio, cioè si presentava proprio, mi dava la mano, mi diceva il suo nome e il suo ruolo, mi chiedeva come mi sentivo, se avevo bisogno di qualcosa. Quando mi hanno dovuto mettere l'ago cannula per la terapia e il prelievo, il giovane infermiere non è riuscito, mi ha bucato a vuoto, e ha dovuto chiamare il suo collega. Efficienti ma non per questo più bravi del nostro personale sanitario, che secondo me per preparazione eccelle, ma che mostra deficit in gentilezza ed educazione. Sono uscita dopo qualche ora che il mio dolore in petto si era calmato, accompagnata da una lettera per il mio medico curante che spiegava tutto e che conteneva i risultati di decine di analisi. Strabiliante.
Purtroppo dopo qualche giorno, arrivata a Napoli, ho avuto di nuovo bisogno di assistenza medica, in preda ad una emorragia, e il mio ginecologo non era reperibile, mi sono dovuta recare in un ospedale partenopeo.
Non voglio soffermarmi su come sono stata trattata, dopo una lunga attesa in cui l'unica cosa che mi dicevano era che dovevo attendere, e non si capiva bene nemmeno chi e cosa.
Il medico che mi ha visitata mi rimproverava del fatto di essermi rivolta a loro solo perché il mio medico di fiducia, privato, a pagamento, non c'era. Era molto seccato. Io so che mi sentivo male. So che il suo atteggiamento mi faceva sentire peggio, so che sono andata via senza uno straccio di terapia, indignata e rifiutandomi di firmare qualsiasi carta, referto, rifiuto di ricovero, che lui voleva che io firmassi. Ho pensato che andare lì fosse stato un errore e sono scappata via, camminando piano col poco di forza che mi restava.
Rintracciato il giorno seguente il medico privato, ho fatto nuova visita, ho iniziato una terapia, partenza.
Ma vaffanculo alla Campania Felix, me ne voglio tornare al più presto in Germania, ho pensato.
Però dopo il periodo natalizio trascorso qui, passata l'allegria dei mercatini di Natale, visitati sempre con un po' di angoscia e un occhio vigile a guardare se c'era polizia, e se potevamo trovarci un camion guidato da un pazzo terrorista addosso, mi sono imbattuta nel video del Governatore De Luca, che pubblicizzava il lavoro da lui fatto nell'ultimo anno. Treni, autobus, funicolari, ospedali. qui il video Bello, struggente e commovente. Vuoi vedere che ho fatto una cazzata ad andarmene? Ma come, io me ne vado e voi aggiustate tutto?
Poi leggo prima del Santobono in emergenza, (ne ho parlato qui) coi bambini sulle barelle,  poi dell'ospedale di Nola, dei pazienti curati per terra perché sono finite anche le barelle. 
Si accende una nuova polemica, all'ospedale arrivano le ispezioni, ricorderete che De Luca sulla Sanità aveva anche chiesto il ruolo di Commissario, e che per poterglielo attribuire si era resa necessaria una modifica di legge? leggi qui 
La situazione dell'Ospedale di Nola è grave, le foto sono girate sui social, non può essere ignorata. Scattano indagini, ispezioni, provvedimenti (leggi l'articolo), ma la colpa di chi è?  Dei medici, dei direttori sanitari, di chiunque ma non di chi ha operato i tagli su questo settore e chi ha malamente gestito i fondi esistenti? In quanto ai medici costretti a curare gli ammalati in ginocchio (come altro puoi visitare un ammalato che giace su un plaid sul pavimento?) forse avrebbero dovuto avere forse più spirito di iniziativa e portarsi da casa brandine, sedie sdraio, svuotare le cantine degli amici, magari qualche vecchio divano letto avrebbero potuto reperirlo? Ci saranno state anche responsabilità di mancate comunicazioni, ma certo questa emergenza parte da lontano. 
Lontano, come sono io in questo momento. Che non capisco più la verità dove sta, se nel video di De Luca o nelle parole del Vescovo di Nola Beniamino De Palma:  "Le colpe partono dai vertici delle istituzioni e del sistema sanitario, che non vedono le enormi difficoltà dell'ospedale di Nola nel rispondere con pochi mezzi a una platea di circa 500mila cittadini. La politica non agisca, a danno avvenuto, con soluzioni buone solo a strappare un titolo di giornale". 
Però una mia personale opinione me la sto facendo. 

lunedì 9 gennaio 2017

NON aprite quella porta

Ieri, in una domenica sonnolenta, reduce da un brutto raffreddore con tosse, con fuori una temperatura troppo rigida per pensare di uscire, mi sono divisa tra la cucina, lo smontaggio dell'albero di Natale e alcune permanenze su FB, visto che a prima mattina avevo visto un indovinello sulla bacheca di un mio contatto che recitava così: "Ho cambiato la mia immagine del profilo perché ho perso un gioco. Voglio sapere se tu sei più intelligente di me o meno. Ma ricorda che devi rispondere per messaggio privato. Se indovini metterò il tuo nome nei commenti; se perdi devi mettere la foto profilo che ti dico io per un giorno. 
Sono le 7 del mattino, stai dormendo e improvvisamente senti il campanello, sono i tuoi genitori che vengono a fare colazione con te. Hai: pane, latte, miele, marmellata, succo. Cosa apri come prima cosa? Non dimenticare di rispondere per messaggio privato."
L'amica in questione si era improvvisamente trasformata in Scalfarotto, e ho notato che più passavano i minuti. più la mia home si riempiva di immagini raccapriccianti, i miei amici si erano trasformati in Sallusti, la Boschi, Salvini, e ognuno aveva scelto per questo cambio foto le più ridicole che aveva potuto trovare sul web. La cosa mi divertiva, e mi incuriosiva. Era dunque difficile questo indovinello? Lo rileggo. Sono le 7 del mattino e sto dormendo, e suona il campanello. Che faccio? Per prima mi sveglio, penso. Quindi apro gli occhi. Poi la porta, il frigorifero, la dispensa, le confezioni di latte, succo, ecc. Ma prima di tutto apro gli occhi. Sarà come io penso? Mi convinco di si, e mi convinco anche che la maggior parte di quelli che sbagliano pensano alla porta. Non mi sbaglio, in nessuno dei due casi. Del resto mi sono sempre definita portatrice di cultura "battezzaghiana", adoro gli indovinelli, i quiz di logica sono per me un divertimento, uno sfizio.
Dopo aver ricevuto in privato conferma della validità del mio ragionamento, e quindi della giustezza della mia risposta, ho pubblicato in successione due post. Il primo era questo: "Avviso ai naviganti. Io il giochino l'ho indovinato quindi la foto del profilo non la cambio. Sono sempre stata molto brava coi trabocchetti, i quiz, le parole crociate, e me la cavo anche bene con le strategie politiche. Purtroppo però nessuno mi ascolta mai. Genio incompreso. Poi dite che il mondo va male. Per forza. Non prendetevela con me."
Però ho capito che mi stavo perdendo parte del divertimento, perché potevo si osservare il proliferare di immagini delle varie Santanchè, Crocetta, Renzi, ma non potevo contribuire ad assegnare anche io personaggi, e soprattutto non potevo avere la certezza di quale fosse la risposta sbagliata che gli altri davano in privato. Così ho scritto anche io un post identico a quello a cui avevo risposto al mattino, cambiando solo l'incipit. Io ho indovinato quindi mi tengo la mia faccia. Bella o brutta che sia. 
Da quel momento è stato un susseguirsi di messaggi privati che ad un certo punto mi si è intasato anche il pc. Come avevo pensato il 90% rispondeva "la porta", sbagliando. A un amico tifosissimo del Napoli ho assegnato Higuain, e lui sportivamente e con molta sofferenza ha cambiato la sua immagine. Gli chiedo scusa per essere stata così crudele, del resto il giochino non era imposto ma volontario. 
 Ma la maggior parte degli amici che sbagliavano erano quelli con cui di solito discuto di politica, quelli che vedrebbero di buon occhio la costruzione di una alternativa di sinistra. 
Allora ho incominciato ad assegnargli personaggi politici a loro odiosi , dalla De Girolamo, alla Fedeli, alla Fornero. Tanti, troppi. A Mano a mano la mia home stava diventando il museo Lombroso. 
Vederli trasformare mi ha divertito per un po'. 
Poi la fase sadica è finita, e ho pensato come un innocuo giochino su FB può nascondere verità neanche tanto nascoste.
Non tutti leggendo una cosa facciamo attenzione a tutta la frase, ad esempio, ma solo agli elementi che riteniamo significativi.E spesso non partiamo dal principio. Non riflettiamo abbastanza, agiamo d'impulso e corriamo ad aprire alla porta. Con gli occhi chiusi. 
Ci vedo un parallelo con la costruzione di una forza di sinistra nuova e alternativa. Perché ho come l'impressione che molti stiano ansiosamente correndo alla porta ma senza aver ancora aperto bene gli occhi. Consiglierei giacché ci sono,di guardare bene attraverso lo spioncino, per assicurarsi che siano davvero i tuoi genitori, vale a dire persone di cui ti puoi fidare. Perché la credibilità in politica è importante quanto i contenuti, i programmi e le idee. Se dalla porta entreranno persone poco credibili la colazione potrà andare in malora, allora ricordatevi del giochino, e di me che vi avevo avvertito. Aprite sempre prima gli occhi, e poi andate avanti senza esitazioni. L'essenziale è invisibile agli occhi, ma tenerli chiusi non aiuta a cercarlo, ve lo assicuro.


domenica 8 gennaio 2017

Piccolo angolo pubblicità - Tra estetica ed etica. Seconda parte

Avevo già annunciato che più che dai feti/mamozi canterini di Carlo Conti, in questi giorni la mia attenzione era stata attirata da una pubblicità che imperversa sul piccolo schermo, precisamente quella di Poste Italiane.(guarda lo spot qui)
Avete presente, quella del robottino che studia gli umani, per la precisione gli impiegati delle Poste per diventare come loro? Il robottino conclude dicendo che si impegnerà tantissimo per conquistare una crescente umanità.
Tutto ben confezionato, a partire dalla voce narrante, per l'esattezza quella di Roberto Pedicini, noto doppiatore, la voce ufficiale di Kevin Spacey per intenderci, secondo autorevoli pareri forse un po' troppo stereotipato, secondo me che invece sono molto ignorante in materia un po' troppo stucchevole in questa interpretazione del robot che sogna di diventare un postino perfetto.
La colonna sonora è la canzone Mad Word nella versione di Jasmine Thompson, la sceneggiatura si ispira a vari film di fantascienza, mi ricorda un po' l'uomo bicentenario, un po' il film di animazione Robots, e certo chi l'ha scritta aveva ben presente le tre leggi della robotica di Azimof (leggi qui).
Tutto struggente, dunque, il robot apprezza la tecnologia crescente dell'azienda ma riconosce di non averne l'umanità. Volete sapere cosa mi disturba in
tutto questo? Che in realtà Poste Italiane sta vivendo un processo che dalla umanità la sta allontanando. Eh si, perchè la seconda fase della sua privatizzazione, già rinviata, è oramai imminente, (leggi qui ) le poste diventeranno una s.p.a., una società per azioni che avrà quindi come suo unico ed esclusivo interesse il profitto. E' la legge del mercato. Un privato che investe vuole e deve guadagnare. Alla faccia dell'umanità, che sarebbe tutt'altro.
Ad accrescere le mie perplessità è un comunicato sindacale della CGIL SLC che mette in luce come nella lettera di fine anno, il  direttore della Divisione Mercato Privati lamenti l'assenteismo degli impiegati, laddove invece pare che le assenze del personale siano tutte regolari e normate per legge. (leggi qui)
Lo spot assume allora ai miei occhi un altro significato: vuoi vedere che i vertici di Poste Italiane sognano impiegati robot, che non si ammalano, non prendono permessi per la 104 e neanche protestano? Alla faccia della proclamata vicinanza, fiducia, disponibilità di cui parlano nello spot.
Credo a questo punto che questa pubblicità non sia né commovente, né onesta, nè eticamente corretta.
 Fanculo i robot, restiamo umani. (ringrazio la regista e attrice Daniela Cenciotti per la sua preziosa consulenza)


sabato 7 gennaio 2017

Quei soggiorni in collina quando ero bambina

Oggi la prima notizia che ha attirato la mia attenzione è stato un articolo sulla terribile situazione dell'ospedale Santobono, a Napoli. L'articolo de La Repubblica Napoli comincia così: Mancano anche gli erogatori di ossigeno. Le 23,15 della notte, ospedale Santobono, azienda pediatrica di rilievo nazionale: 20 barelle, 43 bimbi ricoverati e solo 21 letti ordinari. Ad assistere tutti si contano appena 4 infermieri. Numeri (e situazione) da brividi che il Santobono registra quasi ogni giorno. Una condizione di disagio e di rischio che fa lanciare l’allarme a medici e personale parasanitario. 
leggi l'articolo ) 
La cosa mi indigna, non solo parliamo di malati, ma parliamo di malati bambini. 
La frase sugli erogatori di ossigeno mi fa star male. Io in quell'ospedale ci ho passato tanto del tempo della mia infanzia, proprio con l'ossigeno. Ci arrivavo ogni tanto, col pronto soccorso, quando i miei genitori non riuscivano più a gestire la mia asma con la solita fiala di Bentelan, e allora non restava che il Santobono. I miei si guardavano in faccia, e dopo due minuti ero già avvolta in una coperta mentre mio padre accendeva il motore della sua 127 Fiat. 
L'asma. L'asma è una cosa troppo brutta, ogni tuo respiro ti sembra una conquista faticosa, è una corsa, una gara tra te e i tuoi bronchi, i tuoi polmoni. Spesso dopo le prime cure i medici decidevano di ricoverarmi. Io restavo lì, sola, allora alle mamme non era permesso di restare con i bambini oltre l'orario di visita. Mia madre cercava di imbonirsi con cioccolatini e regalini tutto il personale, ma alcuni erano disponibili a chiudere un occhio, altri no. I miei ricordi ovviamente non sono precisi, sono avvolti dall'oblio, ma alcune cose ti restano impresse, non te le scordi mai più. Ad esempio ricordo che la domenica c'era una suora che ci preparava, ci metteva in testa la brillantina Linetti, e a chi non aveva vestiti glielo forniva lei, (a me piaceva questa cosa, mi immaginavo di essere un'orfanella, tipo Cenerentola) e tutti in fila ci portava a messa. Una volta quando tornai a casa mia mamma si arrabbiò molto con la "capa di pezza", che pettinandoci tutti con lo stesso pettine, aveva praticamente riempito la mia testa di ospiti. Ricordo lo strazio del pettinino stretto passato in testa fino allo sfinimento. Ricordo poi che una bambina più piccola, forse di origini Rom, si mangiò i piedi della mia bambola nuova e mia madre cercò di consolarmi, raccontandomi che quella bambina era stata abbandonata lì in ospedale, e che non c'era cattiveria nei suoi gesti, ma solo dolore. Un'altra volta sul mio letto trovai uno scarafaggio, e scappai in corridoio, e restai lì ad aspettare mia madre che arrivasse, e le raccontai spaventata l'accaduto, mi misi a piangere e mi arresi solo quando lei decise che mi avrebbe riportata a casa. Un'altra volta mi ricordo che mentre le altre bambine dormivano, io sentii il suono della televisione che proveniva dalla stanza delle infermiere. C'era Sanremo, mi nascosi dietro la porta per ascoltare le canzoni. Quando un'infermiera mi trovò si mise a ridere, mi chiese "ma ti vuoi vedere il Festival con noi?" Risposi con un timido "si" e fu una delle serate più belle della mia vita. Ovviamente i miei ricordi riguardano i momenti del ricovero in cui già stavo meglio, ero cosciente, scendevo dal letto. Non ricordo quasi nulla degli altri momenti in cui stavo maledettamente male. 
Ora capirete perché sono così indignata. Sono passati quasi 50 anni e quella stessa struttura ospedaliera è rimasta lì, oasi nel deserto per accogliere i piccoli ammalati di tutta la provincia di Napoli. Abbiamo raggiunto la Luna, Marte, abbiamo costruito i treni ad alta velocità, la stessa medicina ha fatto passi da gigante, ma il Santobono sta sempre là. Ci ho anche portato in seguito i miei figli alla bisogna. Non c'è un'alternativa, è l'unico pronto soccorso pediatrico.  Il personale è magnifico, fa sforzi sovrumani per accudire e curare tutti quei bambini. Ma come si legge nell'articolo la loro fatica e i loro problemi non trovano la giusta attenzione in chi dovrebbe averla. I bambini non dovrebbero ammalarsi mai. Ma quando si ammalano non dovrebbero certo avere problemi di mancanza di erogatori di ossigeno, di posti letto. Nessun bambino dovrebbe giacere una sola notte su una barella perché non c'è un letto libero. Mia figlia è laureata in scienze infermieristiche pediatriche, diverse delle sue amiche per lavorare sono dovute venire qui in Germania. Anche lei probabilmente dovrà lasciare Napoli, mentre al Santobono non ci sono infermieri sufficienti. L'Italia è un  paese crudele, è spietato. Chi ha ridotto la sanità campana in queste condizioni ha responsabilità morali grandi quanto macigni, decenni di cattiva gestione e di mancata programmazione creano stati di emergenza permanente, che ricadono sulla pelle dei bambini.  
Un'ultima cosa. Tra poco ci sarà il festival di Sanremo, e io mi ricorderò di nuovo di quella infermiera gentile. Mi piacerebbe poterla ringraziare, ma ovviamente non ne ricordo il nome. Il mio ringraziamento lo lascio qui, non si può mai sapere, in fondo il web è piccolo. 


venerdì 6 gennaio 2017

Piccolo angolo pubblicità. Un caso estetico e uno etico. Prima parte.

Se due giorni fa qualcuno aveva indetto la giornata della bufala sulla privacy su FB (ricordate il post che fa riferimento al consiglio della Guardia di Finanza?) ieri è stata la giornata dell'indignazione contro i feti canterini di Carlo Conti. Lo spot realizzato per il prossimo Sanremo, ambientato in un ambulatorio ginecologico, dove si vedono giovani mamme che ascoltano "Non ho l'età" insieme ai propri feti, che cantano la canzone sanremese al caldo dell'utero materno, sta facendo parlare molto di sé, cosa che per una spot pubblicitario non è proprio un male. Il problema è che i commenti che sta suscitando non solo non sono entusiasti, ma sono proprio aggressivi, violenti. Lo spot viene definito "allucinante, pazzesco, vergognoso, orrido, orripilante". Le mamme ritratte sono state definite "tre cretine che si lasciano strumentalizzare", quasi che si trattasse davvero di donne incinte in visita dal proprio medico e non di tre attrici che interpretano un ruolo. Perfino sul fatto che tra le tre ragazze ne sia compresa una di colore viene vista come strumentalizzazione della multietnicità, mentre le donne incinte diventano nell'immaginario collettivo portatrici di un messaggio conservatore, antiabortista, e c'è chi ci ha visto un nesso con i discutibili spot del fertility day della Lorenzin. Trovo singolare che queste presunte affinità vengano colte più di quelle con il video musicale di Teardrop dei Massive Attack, suggestione che dovrebbe essere molto più scontata visto che è palesemente richiamato nello spot sanremese perfino l'attacco musicale.
Probabilmente il messaggio che voleva trasmettere il creativo era quello che persino i bambini che ancora devono nascere già cantano le canzoni del festival canoro più famoso d'Italia, del resto lo spot finisce con la voce di Carlo Conti che declama lo slogan già rodato da tempo "tutti cantano Sanremo". 
Chissà come avrà reagito chi ha pensato e confezionato questo spot rispetto alle polemiche innescate. 
Certo che fare il pubblicitario è un mestiere duro. Da ragazzina pensavo fosse una delle professioni più affascinanti del mondo, una cosa da geni. Forse nella costruzione del mio immaginario aveva contribuito il telefilm "Vita da strega" dove spesso Samantha doveva aiutare con la sua stregoneria il marito Darrin nel creare spot che convincevano il cliente, assicurandogli il contratto che gli salvava il posto di lavoro. 
Perché se il tuo lavoro non piace, se la tua creazione non è abbastanza creativa, è difficile che tu possa continuare a fare il pubblicitario molto a lungo.  
Dietro ogni singolo spot c'è un lavoro che spesso neanche immaginiamo, in una reclame tutto è importante, il soggetto, la musica, gli interpreti, tutto deve essere curato al fine di far passare un messaggio, e l'obiettivo di solito è quello di indurre nel consumatore il bisogno per quel prodotto, per farglielo desiderare, comprare, bramare.Va da sé che a Carlo Conti quello che interessa è che la gente guardi il suo Festival, se farà ancora una volta un buon ascolto il suo futuro lavorativo sarà meno incerto. Non credo invece che la percentuali dei bambini che nasceranno in Italia potrà avere influenze sul suo portafogli, a meno che non vengano piazzati da subito tutti davanti al televisore a guardare Sanremo. 
Però io tutto questo l'ho scritto pensando a un'altra pubblicità che mi ha molto colpita in questi giorni, di cui però non ho sentito parlare in questi giorni, tranne da una mia cara amica che si chiedeva di chi fosse la voce narrante che accompagnava lo spot. Uno spot a mio parere molto ben confezionato, a tratti emozionante, che però mi ha portato a fare delle riflessioni etiche, e non estetiche, come quelle del caso dei feti/mamozi canterini che qualche problemino di bellezza ce l'hanno. Volete provare a indovinare di quale spot si tratta? 
Quasi quasi... ve ne parlo domani.  



giovedì 5 gennaio 2017

Dal San Paolo al San Carlo passando per una polemica che spacca la città


Mi sveglio, medicina, faccio colazione, accendo il pc. La mia pagina iniziale è quella de La Repubblica - Napoli, omaggio di mio marito che ha pensato che così mi sarei sentita meno distante dalla mia terra. Anche oggi c'è un articolo polemico sulla presenza di Maradona al San Carlo, ieri ce n'erano addirittura tre, pare che questa discussa presenza in città sia molto più importante della sparatoria in cui ieri una bambina di 10 anni è rimasta ferita, insieme a tre extracomunitari. Pare che la sparatoria avesse come obiettivo proprio loro, il motivo il mancato pagamento del pizzo, perché nessuno dica che a Napoli siamo razzisti, se vendi in mezzo alla strada, che tu sia nero o bianco, la mazzetta la devi pagare lo stesso. Ma parlare dei problemi di Napoli è delicato e pericoloso, perché rischi di finire nei meandri dei luoghi comuni, e poi per ogni fatto che accade ci sono sempre più versioni. Perché da una parte spuntano i sostenitori del "riscetamento" napoletano, che cercano in un rinnovato orgoglio partenopeo di contrastare il fenomeno di svilimento della città operato costantemente dai media, il cosiddetto "sputtanapoli" e che sembra essere una sorta di sport nazionale, e che vede impegnati dall'altra parte i detrattori della città. A volte poi la dialettica riesce male a mascherare le vere intenzioni di alcuni dei commentatori da social, perché spesso la polemica è in fin dei conti tra sostenitori del Sindaco, e oppositori. Tifoserie contrapposte. In mezzo la città. (di Saviano parliamo un'altra volta).
Napoli non è Ginevra, (la frase è proprio di de Magistris) non tutto funziona bene, ma è una città meravigliosa nelle sue contraddizioni. Ricca di ogni genere di bellezza, da quelle artistiche a quelle ambientali, e abitata da un popolo meraviglioso, dotato di qualità umane fuori dal comune.  Se ancora non ci siete stati cercate di organizzarvi al più presto, intanto vi posso garantire che i cumuli di spazzatura alti fino ai primi piani visti anni fa in tutti i telegiornali sono solo un brutto ricordo.
Ma torniamo a Maradona al San Carlo, che non canta, poiché non ha un'ugola d'oro, anzi pare sia anche stonato, e quindi secondo alcuni non dovrebbe stare sul palco di uno dei più bei teatri d'Italia. In effetti la parte anatomica che più destava meraviglie in Maradona era il suo piede sinistro, mentre noi invece dovremmo limitarci a ragionare con il cervello. Lo spettacolo al San Carlo vorrebbe festeggiare il primo scudetto del Napoli, uno scudetto che ebbe il sapore di un sospirato riscatto per i tanti tifosi che inseguivano il sogno da tanti anni. Maradona di scudetti ce ne portò due, e una coppa Uefa, vinta a Stoccarda, non troppo lontano da dove vivo ora (che stadio, ragazzi, il San Paolo è un campetto di periferia al confronto). Ieri su FB ho scritto una battuta, che non voleva emettere giudizi o dare pareri, ma scherzava solo sulla vicenda. A giudicare dai tantissimi commenti pro e contro (un'amica mi ha scritto: "hai scatenato l'inferno") l'argomento "prende".
A proposito, come sta la bambina ferita ieri? Ho sentito che le hanno estratto un proiettile da una caviglia. Avremmo potuto piangere un'altra innocente.
Per fortuna invece possiamo pensare a Maradona.
 Perché Maradona è meglio e' Pelè.


http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/01/04/news/maradona_al_san_carlo_citta_divisa_sullo_show-155361723/