sabato 11 novembre 2017

Riflessioni sulla scuola nell'ambito del percorso "Brancaccio"

Il 10 novembre si e` tenuta a Napoli un'assemblea territoriale compresa nel percorso "Cento piazze per il programma" iniziato al teatro Brancaccio a Roma qualche mese prima. Il gruppo scuola a cui ho partecipato ha elaborato un documento di cui il mio intervento di ieri, a causa del poco tempo (5 minuti) non ho potuto esporre interamente.
Per chi fosse interessato lo riporto qui:  




Gli ultimi due anni per chi vive nella scuola sono stati estremamente difficili. Nessuna delle azioni di lotta intraprese, a cominciare dallo sciopero del 5 maggio con partecipazione da record, a ogni flash mob, presidio, sciopero della fame, e` servito a fare ascoltare il parere degli addetti ai lavori della scuola su un disegno di legge diventato legge nel luglio 2015 che ha poi mostrato in questi due anni tutte le criticita` che avevamo ben visto, e anche di piu`. In questi due anni molti precari che dovevano essere stabilizzati gia` da sentenza della corte europea hanno dovuto prendere la valigia e abbandonare le famiglie, docenti di ruolo sono finiti per aver dovuto chiedere il trasferimento a fare i potenziatori, pur avendo alle spalle anni di esperienza di ruolo. Ma non e` solo questo. La rivendicazione contro la 107 non e` una rivendicazione professionale, perche` la scuola non e` solo degli insegnanti. A scuola, da genitori, da alunni o da docenti, ci entriamo tutti e a volte rivestendo piu` ruoli contemporaneamente, e per questo riguarda ognuno di noi. La nostra difesa della scuola e` una difesa alla costituzione, ed e` per questo che la maggior parte degli insegnanti ha proseguito a manifestare il proprio dissenso gettandosi a capofitto nella campagna referendaria del dicembre scorso.
Nel gruppo di lavoro dedicato alla scuola la prima cosa che e` venuta fuori e` la necessita` che un programma di governo deve necessariamente perdere le ambiguita`. Dovra` essere scritto a caratteri cubitali che chi si candida ad essere alternativa deve abolire la 107, abolire la cosiddetta buona scuola che noi conosciamo come pessima, nei risultati reali.
Ma dire che si vuole abolire la 107 non basta, o resta un inutile slogan se non si spiega come e quale scuola si intende costruire.

Abolire la 107 per costruire la Scuola della Costituzione

E’ proprio dalla seconda parte dell’articolo 3 della Costituzione. che vogliamo partire, poiché è da qui che deriva il compito della Scuola Statale, e di conseguenza il mandato di tutti i lavoratori che vi prestano servizio.
Alla libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione, condizione necessaria per l’espletamento di un insegnamento che assolva al suo compito costituzionale deve corrispondere una liberalità nella formazione dell’allievo e del suo apprendimento disciplinare. I saperi e la conoscenza devono dunque essere liberamente insegnati e liberamente appresi.
negli ultimi due decenni abbiamo dovuto registrare un progressivo accantonamento dei principi costituzionali che sono stati messi da parte per sottostare a logiche aziendalistiche, burocratiche, efficientistiche.
Le varie riforme che si sono succedute sono state innanzitutto operazioni di tagli mascherati da ammodernamento, che prima velatamente e poi più sfacciatamente hanno risollevato le sorti delle scuole private, e anche laddove sono stati investiti soldi, i criteri di distribuzione sono stati assolutamente arbitrari e discutibili. La legge 107 nota col nome di Buona Scuola è stata secondo il parere della quasi totalità degli operatori del settore, un enorme fallimento.

ASPETTI PEDAGOGICI E DIDATTICI
Tanti gli aspetti critici e criticabili di questa legge, a partire dalla Alternanza Scuola Lavoro, che di fatto allontana gli studenti dalla libertà di formazione, per abituarli al successivo percorso lavorativo fatto di diritti negati, mancanza di tutele e di sfruttamento.
Crediamo fermamente che la scuola debba essere dotata di ogni strumento sia didattico che strutturale per garantire un approccio anche laboratoriale, che faciliti la trasformazione delle conoscenze in competenze senza però dover finalizzare l’apprendimento ai processi produttivi.

ASPETTI FINANZIARI Per realizzare tutto ciò occorre un investimento di risorse finanziarie significative che compensino quanto è stato “rapinato” alle Scuole Statali negli ultimi 20 anni.
Nonostante i proclami governativi l’Italia è infatti nella classifica eurostat il paese che investe meno in tutta la UE per l’istruzione.

MESSA IN SICUREZZA EDILIZIA SCOLASTICA
Altro aspetto significativo e su cui bisognerebbe avanzare proposte concrete è quello della messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici del territorio nazionale. I dati del rapporto di Legambiente sulla qualità degli edifici scolastici è infatti abbastanza allarmante
I recenti terremoti che hanno duramente messo alla prova il nostro territorio, e il crollo di diverse strutture che pure erano state ristrutturate solo pochi anni fa, impongono una riflessione.
A tal proposito è necessario pensare a un grande Piano Nazionale delle opere scolastiche, che non sia dipendente dai singoli enti locali, ma che metta in sicurezza secondo le norme antisismiche ed energetiche l’intera edilizia scolastica del paese.

RECLUTAMENTO DEL PERSONALE 
Ci sono altri temi che riguardano la scuola e che devono interessare la politica, ad esempio il reclutamento del personale docente. Conosciamo tutti l’odissea dei precari, costretti ad inseguire specializzazioni, titoli abilitanti, regole che cambiano di continuo, e che li ha costretti a un esborso di danaro notevole, ad anni di studio non sempre utili a un autentico arricchimento culturale e didattico, a trafile in graduatorie ad esaurimento ma di fatto inesauribili. Non sempre i vari step hanno portato al risultato sperato, e cioè a una stabilizzazione professionale. Quello che sarebbe auspicabile per il futuro è che questo aspetto venga affrontato con grande attenzione, e risolto con regole chiare, stabili e durature. La professione docente richiede competenze notevoli, sia sotto il profilo pedagogico che culturale, e una scuola di qualità non può reclutare il suo personale con un domandone lotteria affidando la sua destinazione a un algoritmo misterioso. Inoltre bisognerebbe per tutto il personale docente assicurare una formazione in servizio curata dai dipartimenti di Scienze della Formazione delle Università.

CONTRATTO E RETRIBUZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA 
Anche per quanto riguarda la retribuzione del personale, la 107 si è rivelata disastrosa. Il bonus premiale attribuito dal dirigente su criteri differenti da scuola a scuola dal Comitato di Valutazione sta creando numerosi problemi, in quanto viene a minare la cooperazione tra docenti auspicabile per un buon funzionamento dell’intera istituzione scolastica. La stessa prestazione lavorativa deve garantire a tutti la stessa retribuzione, e ulteriori compensi accessori devono essere determinati o da criteri oggettivi e uguali per tutti (anzianità di servizio) o da prestazioni accessorie (progetti aggiuntivi, particolari funzioni). Le politiche di retribuzione aggiuntiva, per i D.S,, differenziata per regione e complessità delle istituzioni scolastiche, risultano inique e divisive, con incarichi in base a criteri discutibili e spesso illegittimi. La retribuzione dei docenti, considerato anche che dal 2010 lo stipendio medio dei lavoratori della scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto (sole 24h) dovrebbe essere adeguata a quella dei docenti degli altri paesi della UE, poiché la mole di responsabilità che esso comporta deve essere adeguata allo stipendio, in modo che l’insegnamento sia considerato un lavoro prestigioso ed ambito, e non un rifugio attraverso il quale ottenere uno stipendio basso ma sicuro in tempi di crisi.

INCLUSIONE 
Anche l’inclusione degli alunni con disabilità, ma anche dei BES e degli alunni con DSA è un tema scottante, e non può essere affidato alla disponibilità dagli insegnanti di classe o delle singole materie, già alle prese con classi pollaio e di alunni con specifiche esigenze. Anche per questo aspetto andrebbero investite risorse umane e finanziarie (insegnanti di sostegno, abbattimento barriere architettoniche, dotazione di sussidi didattici).

SPERIMENTAZIONI E MONITORAGGIO
 Per tutto quello che riguarda le varie innovazioni introdotte negli ultimi anni sperimentazioni in atto sarebbe bene istituire un Osservatorio Nazionale che possa monitorarne i risultati, visto che i danni arrecati agli allievi per una sperimentazione fallimentare possono ripercuotersi su una intera generazione e sulla vita del paese. Tale istituzione sarebbe certamente più utile del costoso carrozzone dell’Invalsi, struttura inattaccabile e sempre più incentivata proprio per gli interessi monetari che esso cela.


In conclusione sento il dovere di fare una precisazione. Ci sono problemi che non spariscono se facciamo finta di non vederli, e l'autocritica invece deve essere al centro di un percorso  che  non voglia rifare sempre gli stessi errori. Quando si parla di lista unitaria a sinistra, il mondo della scuola ha un enorme problema, perché tra le fila dei soggetti politici interessati troviamo persone che la legge 107 l'hanno votata, persone che al di la` dei loro convincimenti personali, hanno preferito rispondere alle logiche di appartenenza rispetto alla loro liberta` di coscienza sancita dall'articolo 67 della Costituzione. Hanno ritenuto di dover obbedire alla linea del partito, ostaggi di un segretario arrogante piuttosto che al programma Italia Bene Comune che era quello con in quale si erano presentati agli elettori e in base al quale erano stati eletti.
Questo causa enormi problemi di credibilita`, perche` sono davvero poche le persone che possono dirsi non responsabili di un tale massacro della democrazia avvenuto nelle scuole, massacro che  operatori e studenti pagano quotidianamente sulla nostra pelle, e  per il quale  ancora nessuno  ci ha chiesto scusa.



venerdì 3 novembre 2017

La ragazza sul treno

La mia anima oramai non è solo divisa in due, è lacerata in mille pezzi. Sento dentro il dolore di chi vede il proprio paese vivere un tempo cupo, grottesco, e non parlo solo della crisi economica, della mancanza di lavoro, della sanità pubblica che non funziona. Parlo di una crisi di valori, di una identità controversa e piena di contraddizioni, di un popolo che stenta a saper fare i conti con la storia, che vive ogni fenomeno culturale, o politico, senza farci nessuna  approfondita riflessione, che non sia quella dei tuttologi da social. 

Andare via definitivamente, o restare e combattere per cambiare le cose? Questo il mio tormento mentre mi trovo in treno. Viaggerò fino a Milano, dove incontrerò mio marito. Sosta per rivedere un vecchio e caro amico, vecchio ma tanto più giovane di me, e poi dritti in Germania, a recuperare quel pezzo di anima che è rimasta lì, ma solo per qualche giorno, e poi ritorno a Napoli. 

Due parole di rito con lo studente al mio fianco, è romano ma studia Ingegneria a Napoli e torna a casa per "il ponte dei morti". Lui torna a casa a Roma, penso, domani mio figlio torna a Napoli da L'Aquila dove è riuscito a entrare all'Università nella facoltà che desiderava frequentare, io me ne vado in Germania dove mio marito lavora. Siamo diventati tutti precari, quasi senza fissa dimora, e affolliamo treni, autobus, aerei, in cerca di un po' di pace, o di serenità.

Nella fila accanto è seduta una ragazza, è sola, ha poggiato il suo giaccone grigio nel posto libero accanto a lei e traffica col telefonino, manda messaggi, credo. 
Arriva il controllore. Su Italo passa sempre. Basta dargli il codice. 
La ragazza dice: Abbonamento. Il controllore chiede di vederlo, la ragazza è chiaramente imbarazzata, ma conserva il suo pallore. Una carnagione chiara che non stona con i suoi capelli tinti di biondo. Solo le sopracciglia scure la tradiscono.  Mi sembra fragile, magra, spaventata. Anche l'uomo del treno deve avere avuto la stessa impressione, tanto che le chiede se si sente male. Poi la ragazza tira fuori un abbonamento regionale, non valido per quel treno. Il controllore glielo contesta, lei chiede di pagare il biglietto, ma poi quando sente il prezzo che deve pagare per scendere a Roma dice: Non ho abbastanza soldi. Il controllore le chiede i documenti, lei li nega, lui chiama la polizia che è a bordo.

 Arrivano in due, un uomo e una donna in divisa, chiedono alla ragazza di seguirli, escono dal vagone. Mentre il ragazzo al mio fianco mi chiede cosa è successo, visto che lui ha potuto vedere e udire meno di me, io gli rispondo svogliatamente, a monosillabi, sono spaventata quasi quanto la ragazza, e non capisco neanche perché. 

Quando i quattro tornano sembra tutto risolto. Capisco che hanno chiamato il padre della ragazza, la faranno scendere a Roma, lì prenderà un treno per tornare a Napoli, un regionale, coi 20 euro che ha dovrebbe farcela a pagare il biglietto. 
Dovrà avvisare anche la sua amica da cui voleva andare a Roma, e da cui non andrà più. A me sembra ancora più preoccupata di prima, e non sono così sicura come l'agente che l'amica esista sul serio.
L'agente cerca di tranquillizzarla, il padre è stato simpatico e comprensivo al telefono. 

Ora, solo dopo qualche giorno, so perché ero così spaventata anche io: quella ragazza mi ricordava quando scappai di casa a 16 anni, fuga stroncata sul nascere dal fratello maggiore di un mio amico che aveva capito tutto e si offrì di fare da intermediario tra me e mio padre. Quando mi riportò a casa mio padre si mostrò gentile e comprensivo, salvo poi riempirmi di botte quando ci ritrovammo da soli. Ero stata riconsegnata nelle mani dell'uomo da cui scappavo. 
Dove voleva andare quella ragazza? Sono giorni che ci penso. Da cosa o da chi fuggiva? Sarebbe davvero tornata a Napoli una volta scesa dal treno? Sono giorni che mi chiedo dove sarà ora, sono giorni che mi chiedo se potevo fare qualcosa. 
Lei era incappata in uno scrupoloso controllore, io sul treno non ero neanche riuscita a salire. 

La mia fuga io la portai a termine lo stesso, sposandomi a 17 anni e mezzo, col permesso del Tribunale dei Minori. E dopo quasi 40 anni scappo ancora, in un mondo che assiste inerme alle troppe cose strane che accadono, troppo spaventato per chiedersi il perché.