mercoledì 15 marzo 2017

la sfida del tempo che passa

In questi giorni Facebook si è riempito di foto un po' sfocate, di ricordi di gioventù e dell'infanzia di molti di noi. Complice una "sfida": chi metteva il like a una di queste foto demodé veniva invitato a fare altrettanto. Migliaia di adolescenti, ragazzi e ragazze, bambinetti del tempo che fu hanno animato le pagine del social network più frequentato dal popolo che ha superato gli 'anta. Qualcuno, anzi parecchi, in maniera spiritosa hanno postato la foto di uno spermatozoo, qualcuno invece ha rifiutato la sfida, adducendo vari motivi, dall'avversione alle catene al "mi piaccio come sono oggi".
Altri invece hanno scavato nel proprio archivio fotografico e hanno mostrato un prezioso ricordo degli anni che furono, ricercando anche una foto significativa.
Ho trovato carino cercare in foto di tanti anni fa gli stessi occhi di sguardi che conosco più maturi, o ricordare di amici così com'erano quando li ho conosciuti. Tanti anni fa. Perché gli anni sono passati, ci hanno riempito di rughe, di chili superflui di cellulite, di acciacchi, ma gli sguardi non li ha cambiati. Le foto dei vecchi amici mi hanno risvegliato tanti ricordi. Mi hanno fatto ricordare i sogni, le speranze, ma anche le ansie e le paure che avevamo.
Ho trovato anche molto istruttivo guardare le foto dei miei contatti odierni, guardarle mi ha detto qualcosa di loro che non conoscevo. Immaginando che la foto sia stata scelta con una mediazione tra rappresentatività dell'immagine e disponibilità ad ottenerne un formato digitale da trasferire in rete, è significativo vedere quali foto sono state scelte. Un tempo i selfie non esistevano, non si andava in giro con una fotocamera sempre a disposizione, i rullini fotografici e la stampa aveva un costo, per cui le pellicole immortalavano attimi significativi e non momenti qualsiasi della nostra vita. Spesso ci si metteva in posa, ma non con "la bocca a culo di gallina", altre foto erano invece estemporanee e intenzionate a immortalare spontaneamente un momento particolare durante avvenimenti importanti, che siano state gite, compleanni o matrimoni.
 Alcuni hanno scene immortalate che comprendevano come sfondo luoghi significativi, come nel mio caso, che ho scelto una foto in cui ho alle spalle il Maschio Angioino. Perché Napoli è in me, e mi appartiene ovunque io mi trovi. Riguardandola ho notato alcuni particolari indicativi della mia vita all'epoca: il foulard di seta indiana da cui mi separavo raramente, la camicetta rosa pallido (perchè scolorita) comprata nel "mercato delle pezze americane" a Resina (oggi Ercolano), la cintura da uomo fregata a qualche componente della famiglia (a mio padre fregavo anche le camice a quadretti ogni tanto, anche se mi ci perdevo dentro vista la differenza di taglia), a sostegno di un jeans scolorito. Perché i jeans si compravano scuri e nuovi, poi si scambiavano e stracciavano per l'usura, mica per seguire la moda.
Alcuni miei amici hanno scelto foto in cui comparivano con una persona a loro cara, molto spesso la madre, per cui accanto a loro da bambini comparivano queste donne semplici, belle e sorridenti.
Altri hanno scelto una foto con una persona famosa, scatenando una bonaria invidia per l'affascinante frequentazione. Altri invece hanno scelto una foto di un giorno speciale, come un matrimonio, o che li ritraeva in un gesto speciale, tipo il pugno alzato. Perché allora si usava alzarlo, e non era un'ostentazione, era una filosofia di vita. Spesso si rischiavano anche le mazzate, a volte era una sfida, era un volersi sentire parte di una storia, e sentire che Matteo Renzi al Lingotto parla di "macchiette politiche" fa male all'anima, fa male a chi quella storia l'ha vissuta intensamente.  Una storia importante, fatta di foto sfocate, in bianco e nero prima e poi a colori, istantanee testimoni del nostro modo di vivere.
Una foto può dunque dire tante cose, evocare tanti ricordi. Può ricordarci i nostri ideali, può portarci a fare bilanci, o a fare i conti con la bilancia, può intenerirci, può farci felici, o intristirci, portarci rimpianti, ma può anche renderci orgogliosi di essere intimamente rimasti uguali, di non aver rinnegato il passato, di essere migliorati apprendendo anche dagli errori.
Sarebbe simpatico vedere anche i politici accettare la sfida, e mettersi di fronte ai propri ricordi, per sapere se provano indulgenza nei propri confronti. Mi sarebbe piaciuto sfidare ad esempio proprio Renzi, ma non saprei come contattarlo. Quindi vorrà perdonarmi se la foto gliela scelgo io. L'ho trovata su FB, non è una foto privata. E poi è solo per ridere, del nostro passato, delle nostre macchiette, e anche delle sue.

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