sabato 11 marzo 2017

Se oggi fossi a Napoli

Sono un'insegnante, pago le tasse e lavoro da una vita. Non sono a Napoli in questo momento ma se fossi lì andrei alla manifestazione contro Salvini. Metterei gli abiti più colorati che ho, indosserei il mio più smagliante e disarmante sorriso e protesterei pacificamente contro il leader di un partito i cui esponenti per anni hanno accusato gli abitanti del sud di essere parassiti, ladri, evasori e mafiosi. 
Hanno offeso negli anni la bandiera italiana, hanno fatto la loro fortuna elettorale con slogan del tipo "Roma ladrona", divenendo poi una volta al governo più ladroni di coloro che accusavano. Travolti dagli scandali ora hanno cambiato i toni e il tiro, ora il problema non sono più i terroni ma i migranti. Il motivo è semplice e scontato: i migranti non votano, i terroni si.
 Personalmente sono spaventata più da chi si lascia abbindolare da questo venditore di fumo razzista che da Salvini stesso. E a chi invoca la libertà di Salvini a tenere il suo comizio, dovrebbe tenere di pari conto anche la libertà di manifestare dissenso.
 A chi parla di scontri e violenze vorrei chiedere se ha la sfera di cristallo o le premonizioni. O se per caso i timori vengono fuori da un copione già scritto, conosciuto. In tal caso mi viene da chiedermi perché? Cui prodest? Forse a chi vuole arginare la sua perdita di consenso con la minaccia del vento di destra? A chi vuole tenerci buoni e zitti altrimenti arriva il cattivo Salvini? 
Se io fossi a Napoli oggi mi vestirei di rosso, porterei con me un triccaballacche e a Salvini farei una sonora pernacchia, di quelle di eduardiana memoria. E lo aiuterei (a tornare) a casa sua, come si dice a Napoli "carico di meraviglia".

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