domenica 22 gennaio 2017

la domanda del giorno

Leggo da migliaia di chilometri le storie della mia città. La storia di questi giorni è quella di Ciro, commerciante della Duchesca, e della sua intervista alla trasmissione "Chi l'ha visto?" dove raccontava della sparatoria avvenuta a pochi passi dal suo negozio, in cui era rimasta ferita una bambina di 10 anni. 
Denunciava il degrado del quartiere, nel video. E' diventato un caso mediatico. Si sono susseguite intervista a testate nazionali (leggi qui) video di molti giornali on line locali, e emittenti private. Ciro si sente lasciato solo, leggo che dopo quell'intervista nessuno fa la spesa da lui. Leggo da qualche parte che è stato minacciato, che vuole lasciare Napoli.In un video sento parlare di una vetrina rotta. Sui social la storia di Ciro diventa oggetto di un post di Saviano. 
Ne parla anche l'assessore del Comune di Napoli Enrico Panini. Il presidente di Municipalità Francesco Chirico lo va a trovare con altri rappresentanti istituzionali.  
 In un video vedo una discreta folla che fa la spesa da Ciro, la generosità non riguarda i soli napoletani, un ragazzo intervistato racconta di essere venuto apposta da Milano per comprare il panino da Ciro. In un altro video sento parlare di una vetrina rotta. 
Su una delle tantissime testate che hanno raccontato la storia del salumiere di via Maddalena leggo: 

"Ciro non deve essere lasciato solo: basta prendersela con le istituzioni e le personalità, già sappiamo che nella maggior parte dei casi non vanno oltre le parole; non possiamo aspettarci molto da loro se non la ricerca di un tornaconto di immagine. Sono i Napoletani a dover fare qualcosa, sono loro a dover scendere di casa per andare nella salumeria di Ciro Scarciello, in via Maddalena 36. Sono i Napoletani che hanno l’obbligo di di non lasciare solo un concittadino onesto e che si è esposto in prima persona contro un male che può apparire insormontabile e lo è, se ci fermiamo a mettere “mi piace” a un post."leggi qui

Ah. E' così che funziona. Il cuore dei napoletani che deve supplire la mancanza delle istituzioni. Non lo sapevo. Non lo sapevo e non lo voglio sapere, non lo voglio accettare. Questa mentalità è la continuazione ideale del pensiero Napoli-pizza-sole-mandolino, del "chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato", della meno innocente delle semplificazioni sulla mia città.
Forse la cosa mi colpisce in prima persona, essendo la mia famiglia molti anni fa stata minacciata da un malvivente, minacce pesanti che furono registrate in un'aula di Tribunale, minacce dopo le quali nessuno pensò mai di proteggerci. Minacce che per fortuna il pregiudicato non potette mettere in atto, poiché appena uscito dal carcere pensò di recarsi prima a fare una rapina. Forse da noi sarebbe venuto dopo. Solo che morì in un conflitto a fuoco. Lo apprendemmo dai giornali. Non sapevamo neanche che fosse stato rilasciato. Nessuno ci aveva avvisati. Nessuno. Qualcuno che sapeva ci fece, ridendo, persino gli auguri per lo scampato pericolo. 
Sono passati tanti anni da allora, ma a quanto pare le cose non sono cambiate molto. Non si risolve il degrado di un quartiere con una spesa solidale. Se Ciro invece del salumiere fosse stato un impiegato che lavorava in un ufficio lì vicino, in che modo "il grande cuore di Napoli" avrebbe dovuto mostrare la sua generosità? 
Ciro ha diritto di vivere a Napoli, di lavorare tranquillo, di essere difeso dalle istituzioni. Ciro ha il diritto di aprire il negozio senza dover temere di beccarsi una pallottola. Avrebbe anche il diritto anche di non essere strumentalizzato, utilizzato dai giornali, ma questa è un'altra questione molto più delicata, dai confini meno marcati. 
Cosa succederà quando i riflettori si spegneranno, le spese solidali si fermeranno e tutto sembrerà non essere mai accaduto? Ecco, mentre voi vi mangiate un bel panino alla Duchesca io mi faccio questa domanda, e vorrei non avere la risposta.   
(illustrazione a cura di MGF) 




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