domenica 15 gennaio 2017

L'Unità chiude e io non mi sento tanto bene

Pare che l'Unità sia in difficoltà, chiuda. leggi qui 
I suoi archivi sono anche spariti. leggi qui
Neanche io mi sento tanto bene.
 Eh no, perché in giro non solo non c'è ancora un partito che io possa riconoscere come partito di sinistra, ma perché non c'è neanche un giornale che si faccia carico di fare cronaca decente dei fatti politici che accadono in Italia. Chi scrive un giornale orienta mediante la linea editoriale il suo pensiero, e a quanto pare l'Unità, storico giornale fondato da Gramsci, non è più riconosciuto dal popolo rosso come portatore del proprio pensiero, e nello stesso tempo non ha molto a che fare col nuovo popolo del PD, sempre che un popolo del PD esista ancora.
Noi insegnanti che abbiamo combattuto quando la Buona Scuola era ancora un DDL sappiamo bene come la stampa abbia continuamente minimizzato, o addirittura ignorato le nostre proteste. Una delle firme dell'Unità, Rondolino, si è addirittura scagliato contro gli insegnanti diverse volte, con una violenza verbale che definire inelegante sarebbe un eufemismo. qui uno dei tweet.
Denigrare chi protesta, metterlo nell'angolo, minimizzare, far finta di non accorgersi se un Rondolino qualsiasi scantona, puntare il dito scandalizzati se un insegnante usa il termine deportazione per parlare dei trasferimenti degli insegnanti. E ancora magnificare l'opera del governo, esaltare la riforma costituzionale, nascondere le incongruenze di chi da una parte diceva di voler abolire il Senato, mentre ne aboliva solo l'elezione diretta, ma mostrava una scheda fasulla in TV.
Il giornale che sceglie di porre l'accento sui congiuntivi sbagliati di Di Maio (un vero orrore per me)  in prima pagina e relega invece in un trafiletto notizie di scandali bancari, appalti truccati, inchieste giudiziarie, opera una scelta manipolativa della realtà, orienta il lettore, che spesso si sente imbrogliato.
Quando poi hai partecipato a una manifestazione in cui eravate in tanti, e lo sai, perché tu eri lì, e ritrovi un trafiletto che parla di pochi manifestanti e enfatizza l'unico episodio di una vetrina rotta, e questo mi è accaduto ultimamente troppe volte, allora hai ben chiaro il senso di tutto ciò: l'Italia ha due facce, quella reale e quella che compare sui giornali.
Non scrivo più da tempo per nessuna testata on line, mi piace più svolgere il ruolo di lettrice che quello di scrittrice, però mi piace condividere con qualcuno di voi i miei pensieri su questo blog, in piena libertà.
Mi piacerebbe che i giornalisti potessero essere liberi, e non doversi conservare il posto di lavoro compiacendo il potere.
Oggi in prima pagina su La Repubblica compare un'intervista a Renzi, priva di domande scomode. Manca solo il violino in sottofondo.
Mi piace allora ricordare la poesia tratta dall'Antologia di Spoon River, in assoluto il mio libro preferito, che ogni anno ricopiavo sulla prima pagina della mia agenda, quando andavo al liceo.
Non sono cambiata poi tanto. Ancora oggi ne traggo ispirazione.

Carl Hamblin

La rotativa del "Clarion" di Spoon River fu distrutta, 
e io impeciato e impiumato, 
perché il giorno che gli Anarchici furono impiccati a Chicago 
pubblicai questo: 
"Ho visto una donna bellissima con gli occhi bendati 
sui gradini di un tempio di marmo. 
Una grande folla le passava dinanzi, 
i volti imploranti alzati verso di lei. 
Nella sinistra impugnava una spada. 
Brandendo quella spada, 
colpiva ora un bimbo, ora un operaio, 
ora una donna in fuga, ora un pazzo. 
Nella destra teneva una bilancia: 
nella bilancia venivano gettate monete d'oro 
da chi scampava ai colpi della spada. 
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto: 
"Non guarda in faccia nessuno". 
Poi un giovane con berretto rosso 
le fu accanto con un balzo e le strappò la benda. 
Ed ecco, le ciglia erano state corrose 
dal marcio delle palpebre; 
le pupille bruciate da un muco lattiginoso; 
la follia di un'anima morente 
era scritta su quel volto 
allora la folla capì perché portasse la benda". 



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